La Rete NoWar-Roma ha indetto un presidio a Roma in piazza Montecitorio per presentare ai parlamentari cinque rivendicazioni per la pace.
La prima: che l’Italia si adoperi per la fine delle sanzioni contro il popolo siriano, già sfiancato da oltre quattro anni di guerra fomentata dall’esterno. E per la ripresa dei rapporti diplomatici con la Siria come da interrogazione parlamentare dello scorso luglio 2015, ancora in attesa di risposta.
Intrattenere rapporti diplomatici con un regime repressivo? “Sì, proprio come l’Italia li intrattiene con l’Arabia Saudita (che Amnesty Interazionale considera il regime più repressivo in assoluto) e con l’Egitto, il cui presidente ha ammazzato 1000 manifestanti dell’opposizione in piazza in un solo pomeriggio, un record per il Medio Oriente,” commenta Patrick Boylan della Rete. “La Farnesina non fomenta guerre civili in questi due paesi per destabilizzarli; cerca invece, usando mezzi diplomatici, di portarli gradualmente verso una democrazia compiuta. Ebbene, che faccia altrettanto con la Siria.”
La seconda rivendicazione, pertanto, è che l’Italia si dissoci dalla politica di guerra degli Usa, Turchia, Arabia saudita, Qatar, Israele, Francia, Regno Unito che in Siria da anni sostengono milizie armate estremiste, con l’intento di rovesciare il governo siriano. “Fomentare guerre civili e fornire armi a organizzazioni come al Nusra e l’Isis è un atto criminale,” sostiene Marinella Correggia, una degli organizzatori del presidio. E aggiunge: “L’Italia dovrebbe lavorare invece perché i Paesi appena elencati cessino di condurre la loro guerra per procura in Siria, invece di favorirli.”
“Infatti,” aggiunge Boylan, “l’Italia ha svolto con prestigio nel Rinascimento e nel’600 il ruolo di mediatore di pace tra le nazioni, ruolo che potrebbe benissimo ripristinare oggi affermando la propria neutralità, sopra le parti.”
La terza rivendicazione da presentare ai parlamentari è che l’Italia ponga fine ai rapporti militari con i sauditi, che sono i primi acquirenti di armi italiane. “L’Arabia Saudita sta usando quelle armi per bombardare e affamare lo Yemen,” afferma Marco Palombo, un altro degli organizzatori. “Ciò è in spregio alla legge 185/90, come da interrogazione parlamentare sullo Yemen dello scorso giugno 2015, ancora in attesa di risposta. Invece di alimentare guerre civili, che l’Italia si adoperi per mediare tra le parti, anche nel caso dello Yemen!”
La quarta rivendicazione chiede che l’Italia si impegni in modo serio nel boicottaggio economico del Nuovo Califfato (Isis), un’organizzazione in continua crescita economica. “Abbiamo”, dice Stefania Russo del Comitato Organizzatore, “una serie di domande imbarazzanti da porre ai nostri parlamentari. Ad esempio, chi compra il petrolio di cui il Nuovo Califato si è impossessato? Chi gli consente di incassare i finanziamenti sauditi presso la Banca del Kuwait? Chi lo rifornisce di armi e viveri, trasportati poi dalla Turchia (valico di Ceylanpinar) in lunghe carovane di Tir, che l’aviazione USA si guarda bene dal bombardare?” Il Comitato Organizzatore chiede dunque la fine di ciò che chiama “i doppi giochi” di alcuni governi. “Che i paesi complici dell’Isis vengano sanzionati tutti quanti! Ma proprio tutti,” aggiunge Russo.
L’ultima rivendicazione è che l’Italia prenda pubblicamente posizione contro le vere cause delle crisi migratorie.
“Infatti,” spiega Boylan, “chiediamo che l’Italia, invece di limitarsi a puntare il dito contro scafisti e trafficanti, dichiari in sede europea che sono le aggressioni militari occidentali all’Afghanistan, all’Iraq, alla Libia, alla Siria ed ora allo Yemen che hanno devastato tutti questi paesi e terrorizzato le loro popolazioni, costringendole alla fuga. I dati UNHCR parlano chiaro: l’80% dei migranti NON viene in Europa per ‘vivere meglio’, ma solo perché costretto dalle nostre guerre ed ingerenze destabilizzanti nei loro paesi. Tornerebbe subito a casa se potesse. E se avesse ancora una casa a cui tornare…”
“Perciò”, conclude Boylan, “fermare le migrazioni è in fondo molto semplice: basta non provocarle.”
“Ma per questo, occorre che l’Italia, insieme ad altri paesi, svolga nel mondo un ruolo efficace di promotore di pace,” aggiunge Enzo Brandi della Rete NoWar-Roma e del Comitato NoGuerraNoNato. “E ciò presuppone che l’Italia assuma una politica internazionale di neutralità – il che comporterà necessariamente l’uscita dalla Nato. Questo perché la Nato, da organizzazione puramente difensiva, dal 1991 è diventata promotrice delle più sanguinose guerre dell’ultima generazione.”
“Parlare dell’uscita della Nato non è fantascienza,” sostiene Brandi, che fa notare che ben tre senatori hanno già depositato al parlamento una proposta di legge in tal senso. “Durante il presidio chiederemo dunque agli altri parlamenti di assecondare questi tre senatori.”
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