“Il volume delle ore di cassa integrazione guadagni (Cig) dei primi otto mesi del 2015 conferma l’assenza di attività produttiva (zero ore) per potenziali 330 mila posizioni lavorative dalle prospettive sempre più incerte ed esposte al pericolo reale di perdere definitivamente il lavoro e il sostentamento per le loro famiglie”. E’ quanto si legge nel rapporto di agosto dell’Osservatorio Cig della Cgil, frutto di elaborazioni delle rilevazioni sulla cassa condotte dall’Inps. Sempre nei primi otto mesi del 2015, evidenzia il rapporto, “i lavoratori in Cig hanno perso complessivamente oltre 1 miliardo e 750 milioni di euro del reddito al netto delle tasse, mentre ogni singolo lavoratore in cassa integrazione a zero ore per tutto il periodo ha subito una riduzione del salario al netto delle tasse di circa 5.300 euro”.
“Con il mese di agosto – si legge nel rapporto – si chiude anche il quinquennio in corso della Cig, il più voluminoso dalla nascita di questo strumento. Nel corso di questi cinque anni sono state autorizzate 5 miliardi e 176 milioni di ore di Cig, con milioni di lavoratori coinvolti e oltre 500 mila posizioni lavorative a zero ore per ogni anno, che hanno determinato una perdita di reddito per ogni lavoratore coinvolto a zero ore sui cinque anni di oltre 40 mila euro al netto delle tasse, mentre questa mancata produzione ha determinato al sistema economico una perdita di reddito complessivo per oltre 20 miliardi di euro sempre al netto delle tasse.
Ritornando al 2015, le ore di cassa integrazione guadagni (Cig) richieste ed autorizzate nel mese di agosto sono state 39.331.427, con un calo del 24,93% rispetto al mese precedente e del 41,7% rispetto ad agosto 2014. Nel periodo gennaio-agosto 2015 rispetto allo stesso periodo del 2014 la riduzione è stata invece del 31,08%.
Un risultato, questo, che viene giudicato positivamente dalla Cgil, che però mette in guardia: “Per attraversare il deserto c’è ancora molta strada da fare”. “E proprio perché la cassa per crisi diminuisce e gli ordinativi per le imprese sembrano migliorare – sottolinea il segretario confederale della Cgil, Serena Sorrentino – ci sarebbe bisogno di strumenti di qualificazione per i lavoratori e di più risorse per sostenere le ristrutturazioni. Invece, con gli ultimi decreti relativi al jobs act siamo in presenza di una riduzione degli ammortizzatori per tutte le causali e di un sistema farraginoso di politiche attive senza finanziamenti”. “C’è qualcosa che non funziona o che chiarisce ancora meglio il disinvestimento pubblico nelle politiche del lavoro accompagnato dall’idea di delegare la crescita e l’occupazione alle imprese”, conclude Sorrentino.
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