Terminano con la maggioranza assoluta dei seggi ai due partiti indipendentisti le elezioni regionali catalane. Junts pel Si e Candidatura di unità popolare conquistano insieme il 47% dei voti, equivalente a 72 seggi su 135 nel parlamento catalano. Un risultato che consegna alle due formazioni secessioniste la maggioranza assoluta, ma non è quel plebiscito che alla vigilia si attendevano in molti, con il governatore Artur Mas in testa. Obiettivo del presidente del Regione era quello di sfruttare il risultato delle elezioni per lanciare con vigore la propria campagna di separazione da Madrid e dal governo centrale, magari mediante l’indizione di un referendum popolare al riguardo. Molti analisti infatti, avevano definito queste elezioni come una sorta di consultazione preliminare sulla secessione.
I dati definitivi sulle elezioni, resi noti nella notte, hanno assegnato alle due formazioni indipendentiste quasi due milioni di voti (1,9 milioni), con il 39,6% delle preferenze andate a Junts pel Sì e l’8,21% al Cup. Proprio il leader di quest’ultima, più radicale formazione politica, Antonio Banos, ha sfruttato l’onda del risultato elettorale per lanciare una campagna di disobbedienza civile dei cittadini catalani contro lo Stato spagnolo centrale. “La sovranità catalana è chiara”, ha affermato il leader della formazione di sinistra in un discorso davanti ai suoi sostenitori nella notte, “da domani, la legge potrà e dovrà essere disobbedita dai catalani”. Il riferimento è a quelle che Banos stesso definisce “leggi ingiuste” per i cittadini catalani.
Ora però occorrerà formare il governo regionale ed il Cup, che tra tutte le compagini è quella più radicale e di sinistra, sarà costretto a negoziare con il blocco conservatore di Mas (conservatori, sinistra repubblicana e associazioni indipendentiste). La trattativa, secondo quelle che sono le intenzioni e le ambizioni del partito secessionista, punta a creare una coalizione di governo, con l’obiettivo di giungere alla proclamazione dell’indipendenza catalana entro il 2017.
Per quanto riguarda le altre formazioni buon risultato per i centristi moderati anti-sistema di Ciudadanos (17,9% e 25 seggi). I socialisti tengono, ma si fermano a 16 seggi (12,7%), la sinistra di Catalunya Sì que es Pot ne ottiene 11 (8,9%), così come il Partito popolare del premier Mariano Rajoy (all’8,5%). Quest’ultimo può essere considerato il grande sconfitto della consultazione catalana ed ora rischia di venir spazzato via alle elezioni politiche di dicembre.
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