La Procura di Milano indaga sui presunti costi gonfiati nell’acquisto dei diritti tv del calcio con l’ipotesi di reato di ostacolo alla vigilanza dell’Antitrust. Lo ha confermato il procuratore Edmondo Bruti Liberati in relazione all’anticipazione pubblicata da “Repubblica” nei giorni scorsi. Gli inquirenti mantengono uno stretto riserbo perché, viene spiegato, le indagini sono in una fase iniziale e delicata. Al momento, non è ancora chiaro se l’inchiesta riguardi anche aspetti relativi alla cessione del 48% del Milan al magnate Bee Taechaubol.
Sul tema oggi Niccolò Ghedini, legale “storico” di Silvio Berlusconi, ha incontrato il procuratore Edmondo Bruti Liberati e il procuratore aggiunto Giulia Perrotti, capo del dipartimento reati contro la pubblica amministrazione. Ghedini si è limitato a rispondere con un “no comment” alle domande dei cronisti su quali aspetti della vicenda siano stati trattati in particolare coi magistrati. L’inchiesta della Procura di Milano ruoterebbe attorno all’ipotesi di un “cartello occulto” promosso dai grandi club per accaparrarsi la fetta più consistente dei diritti Tv per i campionati di serie A del triennio 2015-2018. Di qui, l’accusa di ostacolo all’autorità di vigilanza (e non aggiotaggio, come scritto in precedenza). A maggio, l’Antitrust aveva disposto il sequestro nella sede della Lega Calcio di documenti relativi all’assegnazione dei diritti. L’autorità per la tutela della concorrenza ha aperto un’istruttoria nei confronti di Sky Italia, Rti-Mediaset, Infront Italy e della Lega Serie A per “verificare se siano intervenuti ‘accordi spartitori’ fra Sky e Mediaset”.
Nell’inchiesta coordinata dai pm Pellicano e Polizzi sarebbero finiti anche gli sviluppi dell’indagine sul barone Filippo Dollfus de Volkesberg, arrestato in Svizzera a maggio con l’accusa di avere messo in piedi una “holding del riciclaggio” con conti correnti cifrati per imprenditori italiani di primo piano e per soggetti che volevano nascondere soldi frutto di reati.
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