Se da italiani vi siete preoccupati per la famigerata fuga dei “cervelli italiani”, che mette in pericolo il futuro economico della nostra bella Italia, ora cominciate a tremare perché a scappare non sono soltanto i giovani più brillanti per paura di non avere futuro all’interno dei confini nazionali, ma anche quelli che dall’Italia hanno già ricevuto abbastanza, ovvero i pensionati. Secondo il rapporto “World Wide”, stillato dall’Inps e presentato dal presidente dell’ente previdenziale Tito Boeri (nella foto), ogni anno aumenta il numero di anziani che lasciano il nostro paese e richiedono il pagamento della pensione all’estero.
Nel 2014, la fuga dei pensionati ha riguardato 5.345 persone, con un incremento del 65% rispetto alla precedente rilevazione riguardante il 2013. Dal 2010 il numero di pensionati all’estero è più che raddoppiato (+109%), per un totale di 16.420 persone, che una volta lasciato il lavoro hanno deciso di spostare la propria residenza al di fuori dei confini nazionali. Secondo l’Inps, ad incidere sulla scelta di trasferirsi all’estero è il costo della vita più basso rispetto all’Italia e il peso del fisco. Il fenomeno però non è interessante soltanto dal punto di vista sociologico, perché ha anche riflessi sull’economia nazionale. Il pagamento di una pensione all’estero rappresenta una perdita per l’Italia, in quanto l’importo erogato non rientra sotto forma di consumi o di investimenti e genera un minor volume di imposte.
Il 71% dei pensionati emigrati ha scelto come nuova residenza altri paesi europei (11.735), il 10% l’America settentrionale e il 6% l’America meridionale. Più di nicchia l’opzione Oceania con appena 434 pensionati italiani, ma in crescita del 257% rispetto al 2013. L’importo dei trattamenti pensionistici corrisposti ai pensionati emigrati dal 2010 ammonta a circa 300 milioni. “Ogni anno – ha spiegato il presidente Inps Tito Boeri – aumenta il numero di pensionati italiani che emigrano e si fanno pagare la pensione all’estero. Dal 2003 al 2014 sono un totale di 36.578 persone. Questo fenomeno erode la base imponibile italiana. Molti pensionati ottengono l’esenzione dalla tassazione diretta e non consumano in Italia (con effetti quindi anche sulla tassazione indiretta). Il fenomeno non è compensato da flussi di ingresso di pensionati Inps che rientrano (24.857 dal 2003 al 2014)”.
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