“L’esperienza della Shell dimostra che qualunque investimento nello sviluppo di ricerche petrolifere in Artico non vale il rischio per la vita e il benessere di quest”angolo del pianeta. Mettere a rischio la vita di un ecosistema prezioso e continuare ad estrarre combustibili fossili con costi e rischi altissimi per il clima e per tutti non conviene a nessuno, e comunque non deve essere consentito. Speriamo fortemente che questo spinga le altre compagnie petrolifere ad un check sulla fattibilita” alla luce dell”imprevedibilita” dei progetti esplorativi nell’Artico e soprattutto spinga gli investitori a investire in progetti low-carbon. Un esempio che la compagnia italiana Eni dovrebbe seguire scegliendo di investire in tecnologie pulite abbandonando la corsa all’oro nero, un modello di sviluppo ormai obsoleto e che alimenta la crisi climatica del pianeta”. Lo dice Mariagrazia Midulla, responsabile Clima & Energia del Wwf Italia, commentando la decisione di Shell di abbandonare la ricerca, prospezione e coltivazione di idrocarburi nell’Artico arrivata dopo poche settimane dall’impegno di alcuni paesi, tra i quali gli Stati Uniti, a cooperare per mettere in atto azioni concrete per il clima in vista dei negoziati che si terranno a Parigi a dicembre.
“Dobbiamo smettere di sprecare risorse e tempo per cercare combustibili fossili nelle zone piu’ remote e ostili del pianeta rischiando cosi’ di fare danni irreparabili- continua Midulla- abbiamo bisogno di indirizzare questi sforzi accelerando le scelte delle nazioni che portino ad una transizione verso un futuro alimentato da energia pulita e rinnovabile”.
Sin dal 1992 il Wwf e’ attivo in Artico per proteggere la cosiddetta ”Last Ice Area” composta dai ghiacci perenni che ancora resistono al surriscaldamento globale e che sono, oggi piu” che mai, un bene prezioso per l”equilibrio della natura e dell’umanita’.
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