“Non capita spesso di ricevere regali così importanti e rasserenanti come quello che ho ricevuto sabato nella sua bella scuola. Tutto era autentico, non cerimoniale: tutte le generazioni di una città si incontrano, accolte con attenzione e affetto dai più giovani, a scuola. Saremmo meno preoccupati del domani se in tutte le scuole ci fosse la stessa atmosfera”. Tredici anni fa così scriveva la professoressa Laura Calogero Sasso, figlia del filosofo Guido, al preside del Liceo Scientifico Statale “Fermi” di Sulmona, prof. Ezio Pelino, dopo avere incontrato gli studenti. Moglie di Gennaro Sasso, filosofo e docente all’Università di Roma, ha avuto compiti importanti nel Movimento federalista di Altiero Spinelli. E’ morta il 20 luglio dello scorso anno. Le buone lezioni della buona scuola e gli autorevoli riconoscimenti a chi le promuove. “Mi complimento con lei, caro Preside, pregandola di porgere il mio ringraziamento più sentito al prof. Setta e a quanti altri ho avuto il piacere di incontrare. Un abbraccio collettivo alla V E del prof. Setta!”, sottolineava Laura Calogero Sasso, che proprio alla classe del prof. Setta aveva inviato una lettera con allegato un prezioso documento storico: un discorso di Oreste Corsetti.
Lettere importanti. Da rileggere. Per fare sempre meglio. Per questo dico grazie al prof. Mario Setta, che me le ha cortesemente fatte avere,scrivendomi: “Ti invio una corrispondenza avuta in passato con Laura Calogero Sasso e che ho ritrovato ieri. DUE LETTERE INEDITE”. Il prof. Setta ha dato e dà soprattutto ai giovani gli stimoli culturali necessari per impegnarsi nella quotidiana realizzazione di azioni positive. Insieme, per costruire un mondo migliore. La conoscenza e la partecipazione, l’interesse per la storia del territorio. In effetti Laura Calogero Sasso se ne era resa conto nell’incontro avuto tredici anni fa con gli studenti del prof. Setta e sicuramente per questo aveva scritto: “Carissimi amici della V E, non so se arriverà in tempo questa busta, prima che tutti voi, maturi e finalmente spensierati, vi siate dispersi per le vacanze. Ma immagino che una classe così affiatata si incontrerà ancora e quindi mando a voi, proprio a voi, la fotocopia di un cimelio ritrovato in questi giorni tra vecchie carte che mi accingo a inviare all’Archivio Centrale dello Stato. L’originale, da cui fortunatamente è venuta fuori una buona fotocopia, è un ingiallito, fragilissimo foglio, molto malridotto. Il discorso di questo vostro concittadino mi sembra molto bello e chissà se ne esiste una copia da qualche parte a Sulmona. Sono contenta di avere questa occasione per augurare a ciascuno di voi, con tutto il cuore, scelte felici per il futuro. Un saluto cordialissimo al vostro professore e al vostro Preside e un caro abbraccio a tutti voi, Laura Calogero Sasso.
Roma, 7.7.2002
In allegato: il discorso di Oreste Corsetti, 18 giugno 1944”.
Il prof. Setta ci ha fatto avere anche il testo del discorso pronunciato da Oreste Corsetti, in occasione delle onoranze rese dalla cittadinanza sulmonese all’esercito alleato ed ai partigiani della Maiella. Iniziava così: “Mentre è ancora viva l’eco delle ultime spaventevoli deflagrazioni e l’animo nostro è tuttora scosso dalla terribile visione delle angosciose giornate vissute nell’incubo del terrore, a nome del Sindaco, della cittadinanza sulmonese e di tutti i forestieri e gli sfollati che ospita la nostra città, mi è gradito porgere il saluto fraterno, cordiale ed entusiastico ai valorosi ufficiali e soldati alleati che la nostra città ha l’onore di ospitare, saluto che dice e traduce l’espressione di tutta la nostra gratitudine e riconoscenza per averci resi liberi dalla tirannide e dalla schiavitù nazi-fascista e per aver contribuito a riportare nella nostra terra il senso dell’onore, della dignità, della giustizia”.
Il suo pensiero andava alle vittime della barbarie: “Ricordiamo ed onoriamo, o cittadini di Sulmona, la memoria dei nostri conterranei di Pratola e di Roccacasale, gli agricoltori Antonio e Giuseppe D’Eliseo, Antonio Taddei e Giuseppe De Simone, barbaramente trucidati nel nostro cimitero, ricordiamo ed onoriamo tutti i caduti dei bombardamenti vittime innocenti della guerra fascista da essi deprecata e non voluta e cogliamo l’occasione di questa pubblica adunata per inviare un mesto e reverente ricordo a tutti i nostri cari compagni di idee e di sentimenti, fra cui l’operaio Francesco Pantaleo, assassinato dal pugnale di un sicario fascista nel 1922, Mario Trozzi, Manlio D’Eramo, Antonio D’Orazio, Gaetano Puglielli, Giulio Simone, Pasquale Di Giacomo e Armando Cafarelli, i quali purtroppo non hanno potuto coronare l’aspirazione di tutta la loro vita spirituale, quella cioè di essere presenti qui nel giorno tanto atteso della luce, della redenzione, della liberazione”.
L’elogio ai giovani. “Primi fra i primi, i nostri giovanissimi, quelli sui quali puntava la mira di tutti i proclami tedeschi per lo schiavista servizio del lavoro e per la chiamata alle armi sotto le insegne di uno pseudo esercito traditore delle tradizioni e dell’onore della patria. (…)Però il vostro compito non è ancora finito. Sottraendovi alle chiamate dei nazi-fascisti, vi siete decisamente schierati contro di essi; perciò avete scelta la vostra linea di condotta. Oggi l’Italia non ha bisogno di gente plaudente, ma di braccia armate e di cuori saldi per partecipare attivamente alla comune lotta per la liberazione del mondo dalla schiavitù, dal servaggio e dalla miseria”.
Concludeva con l’appello ai “giovani cittadini di Sulmona e qui residenti! Vi è data finalmente la possibilità di proseguire l’opera che i vostri padri lasciarono incompiuta a Vittorio Veneto e di riscattare il buon nome d’Italia dalla vergogna di venti anni di dominazione fascista e di nove mesi di forzata sottomissione alla barbarie tedesca. All’armi dunque, o balda gioventù sulmonese, dimostratevi degni della nostra terra e sorgiamo tutti assieme perché la nostra Italia venga al più presto liberata dallo straniero crudele e tirannico e restituita finalmente alla sua dignità, al suo onore, alla sua civiltà latina, al suo destino di nazione libera, eterna ed immortale”.
Giovani degli anni Quaranta che hanno lottato per la libertà e molti di loro hanno pagato con la vita. Giovani del nuovo Millennio che sono interessati a sapere, a mantenere vivo il ricordo e onorare i caduti come è dimostrato dalla grande partecipazione al Sentiero della Libertà/Freedom Trail, fin dal primo anno, quando il 17 maggio 2001 il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, nella straordinaria cornice di piazza Garibaldi con un discorso rivolto a giovani e veterani, italiani e anglo-americani, diede il via alla Marcia da Sulmona a Castel di Sangro. Le successive edizioni hanno seguito il percorso Sulmona-Campo di Giove-Taranta Peligna-Casoli. Disse Ciampi:”Vedo qui oggi tanti giovani, che sono partecipi, con tutta la passione dei loro anni, di questa straordinaria manifestazione. Li esorto a riflettere su quanto profonde siano nell’animo degli Italiani le radici della democrazia e dell’amor di Patria. La nostra è una democrazia salda”. Aggiungendo:”A voi giovani ripeto l’invito che rivolgeva a tutti gli uomini il vostro grande poeta Ovidio: guardate in alto, rivolgete sempre gli occhi alle stelle; abbiate ideali, credete in essi e operate per la loro realizzazione”. Due anni prima, Ciampi aveva ricordato a L’Aquila la generosità degli abruzzesi e della gente di Scanno e Sulmona che nel 1944 lo aiutarono a sfuggire ai tedeschi: ”Io qui passai alcuni mesi con alcuni amici, in particolare con un amico ebreo, un vecchio amico livornese. E un episodio, in particolare, mi è rimasto impresso nella mente. Quando, camminando una sera per una piccola via di Scanno, da una finestra un’anziana scannese mi fece un cenno, mi invitò a salire nella sua casa e mi offrì un pezzo di pane e un pezzo di salame. Questo mi ricorda quel bellissimo libro che hanno scritto gli alunni e gli insegnanti di una scuola di Sulmona – e che io conservo gelosamente – il cui titolo, se ben ricordo, è “E si divisero il pane che non c’era”.
Ciampi si riferiva al Liceo Scientifico “Fermi”, elogiato anche dalla prof.ssa Laura Calogero Sasso. Nello stesso Liceo, l’8 settembre 2003 è nata l’Associazione Culturale “Il Sentiero della Libertà/Freedom Trail “ per programmare la realizzazione della Marcia” e anche per “curare le pubblicazioni sulla memoria degli ex-prigionieri, per la collana E si divisero il pane che non c’era.” Il primo presidente è stato il prof. Mario Setta con la prof.ssa Adelaide Strizzi vice presidente e il preside Ezio Pelino, presidente onorario. Al prof. Setta è subentrato prima il prof. Giovanni Bachelet e poi la giornalista Maria Rosaria La Morgia. “Fin dalla seconda edizione – viene sottolineato nel sito ufficiale dell’Associazione – l’organizzazione della Marcia è stata affidata alla prof.ssa Adelaide Strizzi, che ne ha curato con particolare competenza tutte le edizioni, avvalendosi delle varie istituzioni e organizzazioni di volontariato”. Chiusa con un bilancio nettamente positivo anche l’edizione di quest’anno, si guarda al futuro. ”E’ già partita la macchina organizzativa dell’edizione del 2016 – ci dice il prof. Setta- perché in questi giorni nelle scuole si elabora il POF, piano formativo. Abbiamo stabilito le date 23-24-25 aprile, in collaborazione con i sindaci dei paesi. Il 25 concluderemo a Casoli”. E la scuola ed i giovani saranno ancora protagonisti. ”Sui passi della Libertà”, ricorda Maria Rosaria La Morgia, presidente dell’Associazione Sentiero della Libertà/Freedom Trail. “Quando arriveremo a Taranta Peligna, al Sacrario della Brigata Maiella- scrive-, vedremo le foto di tanti ragazzi che sacrificarono la vita per ridare all’Italia,libera e unita,il diritto al futuro. Il loro impegno e quello dei tanti protagonisti della resistenza umanitaria continuano ad essere per noi le stelle che illuminano il nostro cammino”.
Domenico Logozzo
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