La sessuologa Spina a Radio Cusano Campus: “Tra i miei casi un seminarista gay che la Chiesa voleva redimere con le preghiere”

La sessuologa Rosa Maria Spina è intervenuta su Radio Cusano Campus, l’emittente dell’Università degli Studi Niccolò Cusano (www.unicusano.it) , durante ECG Regione, programma condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio.Delicato il tema al centro del suo intervento: il rapporto tra preti e sessualità. La sessuologa Rosa Maria Spina racconta: “La chiesa, quando un sacerdote vive un periodo […]

La sessuologa Rosa Maria Spina è intervenuta su Radio Cusano Campus, l’emittente dell’Università degli Studi Niccolò Cusano (www.unicusano.it) , durante ECG Regione, programma condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio.Delicato il tema al centro del suo intervento: il rapporto tra preti e sessualità.

La sessuologa Rosa Maria Spina racconta: “La chiesa, quando un sacerdote vive un periodo di crisi, non lo lascia andare. Cerca di riportarlo alla fede, di richiamarlo a sé”. 

La dottoressa Spina rivela: “Mi è capitato che la chiesa mi abbia inviato un ragazzo che credeva di avere tendenze omosessuali. Il ragazzo era in seminario da tempo, questa crisi non si conciliava con il fatto che fosse in seminario. L’idea era quella di comprendere se davvero fosse gay, portandolo a capire che la fede è più grande di tutto. Lo si voleva curare? Curare è una parola grossa, l’idea era quella di capire quali fossero le sue tendenze, di capire se fosse davvero omosessuale, cercando di fargli prendere questa omosessualità come un percorso di fede più difficile, con sacrifici maggiori da fare, come pregare di più“.

Spiega la sessuologa: “Questo ragazzo che stava per diventare prete era attratto da altri uomini. La chiesa voleva che io aiutassi questo ragazzo a capire che non erano le sue tendenze omosessuali il problema ma il fatto che lui per queste tendenze volesse abbandonare il seminario. Il problema è che il ragazzo viveva queste tendenze omosessuali ma voleva provarle e trovare un compagno di vita. Il problema non era l’omosessualità in sé quanto il fatto che questo ragazzo avesse voglia di viverla. Questa era la parte che non veniva accettata dalla chiesa. La loro idea non era tanto quella di curarlo, quanto fargli credere che la sua omosessualità fosse una prova a cui Dio l’aveva sottoposto“.

La sessuologa racconta qual era il suo ruolo: “Non siamo mai giunti alla fine del percorso. Questo ragazzo veniva da me ma poi tornava in seminario e restava all’interno di un ambiente religioso dentro al quale gli dicevano che doveva pregare e chiedere l’aiuto del signore. In seminario gli dicevano che questa era una prova cui era stato sottoposto e che solo pregando avrebbe potuto superarla”.

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