Il Cristo ligneo borgognone, uno dei massimi capolavori del Museo dell’Opera del Duomo di Pisa, un’opera maestosa imponente nelle sue dimensioni, circa 3,70 metri la croce e 2,5 il Cristo nelle mani dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro (Iscr). Un intervento di recupero, in collaborazione con la Primaziale di Pisa, che per tutto luglio ha coinvolto le allieve e gli allievi dell”Iscr che hanno partecipato al cantiere didattico diretto da Daila Radeglia, storica dell”arte dell”Istituto, con le restauratrici docenti Marisol Valenzuela, Gloria Tranquilli e Mariabianca Paris.
Dal primo al 31 luglio, l’opera è stata studiata da dieci studenti del secondo anno della Scuola Iscr e una borsista francese, le sue caratteristiche e il suo stato di conservazione. Un’occasione irripetibile per loro, ma anche per i restauratori ”senior”, tale da diventare un caso di studio per tutta la comunita’ scientifica. Proprio Radeglia e Valenzuela hanno illustrato il restauro del Cristo in occasione del convegno internazionale sulle Cattedrali europee, organizzato dall’Opera della Primaziale pisana, la cui conclusione e’ prevista per oggi. L’agenzia Dire ha chiesto alle due esperte di raccontare l’esperienza del cantiere didattico.
– Dottoressa Radeglia, quali sono le caratteristiche di quest’opera? “Il Cristo borgognone e’ un’opera maestosa, molto emozionante e in grado di impressionare date le sue dimensioni, con la croce che misura 3,70 metri e il Cristo che arriva a circa 2,50 metri. Ha caratteri assolutamente estranei alla cultura figurativa pisana, e in generale italiana. È un’opera che parla francese e che in effetti, stilisticamente, si puo’ collegare a opere francesi del XII secolo. Il Cristo proviene dal Duomo di Pisa, ma ci sono fonti locali che tramandano una notizia per cui sarebbe stato preso dai pisani in Terra Santa, e questo spiegherebbe il suo carattere francese: la custodia di quell”area era affidata ai francescani che erano sostenuti dai re di Francia e che si avvalsero di artisti borgognoni per le sculture della chiesa dell”Annunciazione a Nazareth. Allo stesso modo, pero’, potrebbe essere un artista vicino alla cultura francese, o un’opera che i pisani avevano acquistato nei loro traffici marittimi”.
– Il Cristo e’ gia’ stato restaurato in passato? “L’opera e’ stata nel Duomo di Pisa fino al 1595, quando ci fu un incendio devastante che distrusse molte delle decorazioni del Duomo. Allora, fu trasferita nella chiesa di Sant’Anna e riportata nel Duomo per l’allestimento del Museo dell’Opera del Duomo e in quell”occasione restaurato. Durante un intervento negli anni Quaranta furono rimosse tutte le pesanti ridipinture, ma nel 1985, in vista della sua esposizione nel Museo, vi fu un altro restauro importante in seguito a cui si accerto” che non si trattativa di un crocifisso, ma di un Cristo deposto trasformato. Quindi, il braccio destro fu spostato e messo nella collocazione inclinata propria dei Cristi deposti”.
– Perche’ questo cantiere didattico e’ un caso di studio? “Gli allievi imparano molto di piu’ in un’opera di alta qualita’, perche’ trovano tecniche esecutive fatte al meglio. Per loro, ma anche per noi, e’ qualcosa di estremamente interessante con cui confrontarsi. Un’altra cosa molto utile e’ quella di trovarsi di fronte a opere gia’ restaurate, quindi a contatto diretto con la storia del restauro. Per tutti, esperti e studenti, e’ importantissimo il lavoro di diagnostica per ricostruire la vita dell’opera nel tempo, e soprattutto le tecniche esecutive che poi possono essere confrontate con altre opere analoghe. Vogliamo fare tutto il possibile per avere informazioni complete su questo capolavoro”.
– Dottoressa Valenzuela, la classe che ha partecipato al cantiere didattico che tipo di lavoro ha svolto sull’opera? “Il cantiere, durato tutto il mese di luglio, e’ servito per capire le problematiche dell”opera e mettere a punto una metodologia di intervento per il lavoro di restauro che verra’ affidato a restauratori molto qualificati, con la supervisione dell”Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro. È un lavoro complesso, anche se il Cristo non presenta problemi conservativi particolarmente gravi, fatta eccezione forse per l’ancoraggio delle braccia al tronco che era necessario verificare. L”intervento si e’ reso necessario perche’ sono passati molti anni dal precedente. Grazie a questo lavoro, verra’ data maggiore leggibilita’ all’opera. Gli allievi hanno eseguito la pulitura e hanno liberato le superfici dai residui delle ridipinture gia’ rimosse in passato”.
– Che tipo di analisi sono necessarie? “L’opera e’ stata trasportata dal Museo in un ambiente predisposto come laboratorio e in cui e’ stato ricreato un clima il piu’ possibile simile a quello del Museo, perche’ il legno ha una forte sensibilita’ ai mutamenti del clima. Qui verranno eseguite moltissime indagini, compresa la Tac, da cui ci aspettiamo molte informazioni sul manufatto. Le semplici radiografie infatti non sono sufficienti per verificare lo stato di conservazione del legno. La Tac, invece, permette anche di contare il numero di pezzi da cui e’ composta l’opera con grande precisione, di osservare la morfologia del legno e degli strati soprammessi, oltre a eventuali modifiche o interventi successivi. È un’indagine che abbiamo programmato insieme a tutte le altre e che verra’ portata avanti”.
– Quanto durera’ il restauro del Cristo? “Il lavoro proseguira’ fino a quando l’opera verra’ riportata nel Museo, su cui nel frattempo si sta lavorando per un ammodernamento. Il Museo riaprira” tra circa un anno, e per quella data il Cristo sara” pronto, assolutamente”.
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