Dopo la beffa il danno. Un fondo sanitario inferiore al fabbisogno ed inchiodato a 111 miliardi almeno per 3 anni, vicino al 6,5% del PIL che costituisce – commenta il Segretario Nazionale Anaao Assomed, Costantino Troise – la soglia critica per mantenere i nostri ottimi indicatori di salute, la più bassa tra i paesi OCSE, meno della Grecia, accompagna un accanimento contro i Medici ed i dirigenti sanitari dipendenti del SSN che credevamo finito.
Dopo il finanziamento fantasma di contratti e convenzioni, come un Tremonti qualsiasi, il ministro Padoan taglia gli organici, mettendo a rischio la sicurezza delle cure ed il futuro di quegli specializzandi cui pure ha aumentato il finanziamento, congela i fondi contrattuali scippando alcune voci e tagliandone altre, blocca il turnover, alla faccia dell’occupazione giovanile, costringe le regioni ad aumentare tasse locali e ticket. La manovra si scarica, tanto
per cambiare verso, sui soliti noti, dipendenti e cittadini. Che dopo aver finanziato con le tasse la sanità pagheranno ancora, a fronte di servizi insufficienti fino a scegliere se impoverirsi o negarsi le cure, come inascoltato ha certificato il CENSIS. Mentre i Medici continuano a fare da bancomat, cui il governo sottrae ora competenze ora pezzi di retribuzione, con un messaggio devastante che pone al di fuori del servizio sanitario ogni possibilità di progressione economica o di carriera, alla faccia del merito e della funzione sociale del loro lavoro.
La continua restrizione del perimetro delle tutele pubbliche e la progressiva decapitalizazione del valore e del ruolo di chi viene ostinatamente considerato come il problema della sostenibilità del sistema sanitario, alla pari della famosa siringa, rappresentano ulteriori motivazioni per manifestare il 28 novembre e per andare allo sciopero generale per il diritto alla salute e per i diritti del lavoro. Forse c’è ancora spazio per evitare che il segno più dell’Italia che riparte sia
per la sanità una croce.
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