No alla soppressione delle Unità di valutazione HTA a livello di aziende sanitarie per non perdere un patrimonio già esistente e indispensabile. A chiederlo, con una presa di posizione congiunta, sono SIFO e SIHTA, rispettivamente la Società dei farmacisti ospedalieri e delle aziende territoriali e la Società italiana di Health Technology Assestment, i cui presidenti Laura Fabrizio e Americo Cicchetti, oggi da Catania, dove è in corso il XXXVI congresso nazionale SIFO, mandano al Governo un messaggio molto chiaro: bene la creazione di una regia nazionale ma no alla soppressione delle strutture aziendali. La dichiarazione arriva alla luce della novità appena arrivata dalla legge di stabilità 2016, il cui comma 4 dell’articolo 31 prevede di non istituire le unità di valutazione a livello aziendale e di sopprimere quelle già esistenti.
“Siamo convinti che avere strutture centralizzate a livello istituzionale che diano gli input per l’Hta sia fondamentale, l’abbiamo sempre auspicato. Tuttavia laddove ci sono strutture aziendali Hta che già hanno dato buoni risultati, per noi sarebbe veramente un errore eliminarle”, afferma Laura Fabrizio, presidente SIFO.
“E’ chiaro che le indicazioni che vengono date a livello nazionale poi devono essere disseminate e implementate- prosegue Fabrizio-ma questo non sarebbe possibile se a livello locale non ci fossero delle strutture in grado di farlo. Addirittura ci sono paesi, come il Canada, dove disporre di centri aziendali Hta costituisce un requisito indispensabile per avere l’accreditamento. Ci domandiamo come mai in Italia si sta facendo questo passo indietro”.
Le strutture Hta, afferma ancora Fabrizio, “hanno un’utilità importantissima a livello anche locale, regionale e aziendale, soprattutto nei grandi policlinici e negli istituti di ricerca a carattere scientifico”. Perché significa anche “avere la possibilità di fare formazione all’interno delle diverse aziende, sensibilizzare utilizzatori, operatori sanitari e amministratori a seguire quelle scelte che arrivano dalle strutture centralizzate istituzionali”.
Per la presidente SIFO, società che “crede moltissimo nello studio e nella ricerca nell’ambito Hta” (solo un anno fa è stato istituito un apposito laboratorio), le strutture Hta a livello aziendale devono essere il perno di una “rete di scambio di informazioni tra il centro e la periferia. Tornare indietro- conclude Fabrizio- sembra depauperare un patrimonio che già esiste”.
Pienamente d’accordo Americo Cicchetti, presidente di SIHTA, che ricorda come un importante studio europeo appena concluso abbia dimostrato che le strutture Hta aiutino a velocizzare e razionalizzare l’innovazione tecnologica. “Distruggere tutto questo sarebbe andare in controtendenza verso tutto quello che sta accadendo”, conclude Cicchetti, per il quale l’Hta deve essere “un affare di livello non solo nazionale e regionale, ma europeo”, a patto di salvaguardare “la parte aziendale”, soprattutto nei policlinici universitari e istituti di ricerca, in cui talvolta l’Hta “addirittura è requisito di accreditamento”. Per Cicchetti è dunque “molto positiva, nella legge di stabilità, la creazione di un vero e proprio programma nazionale di HTA centrato sul ruolo della cabina di regia presso il ministero della Salute con le Regioni, Agenas, Aifa e i centri di competenza a supporto”, oltre che l’individuazione dell’Hta come strumento di lavoro per le commissioni Lea. Allo stesso tempo, però, la soppressione a livello aziendale prospettata dalla legge di stabilità 2016 “lascia qualche dubbio- conclude Cicchetti- perché si parla di eliminazione delle strutture che già fanno Hta. Un conto è evitare che si costruiscano delle unità organizzative, ma assolutamente non è condivisibile che non si faccia utilizzo dell’Hta a livello aziendale”.
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