Medici, psicologi, psicoterapeuti, neuropsichiatri, sono tanti gli operatori a contatto con la prima infanzia che stanno manifestando l’esigenza di una maggiore formazione in ambito clinico e riabilitativo sul tema dei disturbi dell’età evolutiva. In più di quaranta mila solo i professionisti che si sono connessi alla diretta streaming del convegno che l’Istituto di Ortofonologia (IdO) ha dedicato al processo diagnostico nell’infanzia (http://ortofonologia.it/?do=115#video). Tantissimi i dubbi, le domande e le incertezze sollevate nel corso della tre giorni (dal 16 al 18 ottobre nella Capitale) e alle quali l’IdO risponderà a breve sul sitowww.ortofonologia.it. Nel frattempo, però, l’Istituto non perde tempo e torna a puntare l’attenzione sulla formazione, quale unica strategia vincente per riuscire a comprendere e a far emergere i reali bisogni e disagi dei bambini. Come? Con l’Open day della Scuola di specializzazione in Psicoterapia psicodinamica dell’età evolutiva dell’IdO il 14 nov embre a Roma, dalle 9.30 alle 12.30, in via Alessandria 128/b.
Magda Di Renzo, responsabile del servizio Terapie dell’IdO e direttrice della scuola, presenterà il modello psicodinamico adottato dall’Istituto, che mira a rispettare nel lavoro terapeutico sia il rigore dell’evidence based che le singole individualità. “Una diagnosi corretta è il primo e più importante atto terapeutico- sottolinea la direttrice- che non può e non deve essere mai ridotto a una semplice elencazione di segni e simboli. L’eccesso di medicalizzazione è oggi connesso più che mai a diagnosi di tipo descrittivo, legate ad un approccio tecnico alla patologia che ricerca solo l’eliminazione del sintomo”. L’opinione della psicoterapeuta non è isolata. Dall’altra parte dell’Oceano, Allen Frances, professore emerito della Duke University (Stati Uniti), che ha partecipato alla stesura del DSM III e ha presieduto la task force del DSM IV, ripete da tempo che “ci troviamo nel bel mezzo di un’epidemia di diagnosi superficiali e di pratiche prescrittive poco rigorose”, consigliando come “ migliore garanzia d i accuratezza e sicurezza la diagnosi sequenziale e al ribasso”.
Infatti Di Renzo ha sempre ribadito che “in disturbi come l’autismo e’ grave sovradiagnosticare cosi’ come sottodiagnosticare. Abbiamo bisogno di strumenti precoci che permettano di comprendere le linee evolutive e di arrivare a valutazioni che non siano una ‘precocizzazione’ di diagnosi. Altrimenti- conclude- rischiamo di aumentare i numeri e di perdere il senso della storia clinica dei bambini”.
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