Ai domiciliari sono stati ristretti l’ex vice sindaco Roberto Riga, dimessosi dall’incarico quando fu indagato nell‘inchiesta ‘Do ut des’ su presunte tangenti nei puntellamenti, e il noto imprenditore aquilano Massimo Mancini conosciuto, in particolare, nella sua veste di vice presidente dell’Aquila calcio. In particolare a Riga, che aveva anche la delega all’Urbanistica, gli inquirenti contestano il reato di corruzione mentre all’imprenditore quello di concorso. Inoltre, sono state notificate due misure interdittive del divieto temporaneo dell’esercizio d’impresa per il periodo di un mese nei confronti di ulteriori due imprenditori locali operanti nel settore edile, anch’essi accusati di corruzione nei confronti dell’ex assessore. La finanza ha sequestrato beni nella disponibilita’ dell’ex amministratore pubblico per circa 58.000 euro, pari all’illecito profitto connesso al reato di corruzione. I provvedimenti giudiziari giungono al termine di un’articolata e complessa attivita’ di polizia giudiziaria delegata dalla locale autorita’ giudiziaria che ha preso spunto dalla verifica, attraverso indagini di natura patrimoniale e bancaria, dei rapporti tra l’ex vice sindaco del Comune e l’impresa operante nel settore edile al fine di riscontrare l’esistenza di possibili interventi del primo volti ad agevolare l’impresa nell’aggiudicazione di lavori nell’ambito della ricostruzione post-sisma. Le indagini bancarie hanno consentito di riscontrare alcuni rapporti attestanti l’acquisto da parte dell’ex assessore e di sua moglie di due unita’ immobiliari site a L’Aquila nonche’ la successiva locazione, di una di tali abitazioni, a favore della stessa impresa ad un canone di molto superiore ai valori medi di mercato; di rilevare numerosi ed ingenti versamenti nelle casse della impresa disposti dall’Opera Salesiana Don Bosco riferibili a pagamenti di lavori di riparazione e ricostruzione della sede dell’Ente ecclesiastico danneggiata dal sisma.
I conseguenti approfondimenti investigativi hanno permesso di appurare l’effettivo affidamento all’impresa degli interventi di riparazione e ricostruzione post-sisma dell’Oratorio Don Bosco e, successivamente, di quelli relativi all’intero complesso edilizio di proprieta’ dell’Opera Salesiana, di cui l’Oratorio faceva parte integrante. Lo sviluppo delle indagini consistite in acquisizioni documentali, escussione a sommarie informazioni di persone informate sui fatti nonche’ perizie elaborate da tecnici incaricati dalla Procura della Repubblica, hanno fatto emergere numerose e gravi irregolarita’ tali da privare di legittimita’ i provvedimenti adottati in quanto presi in palese difformita’ alle norme vigenti in materia di ricostruzione. E’ stato in definitiva accertato che il procedimento burocratico relativo alle due pratiche era stato connotato dall’adozione di provvedimenti illegittimi in ragione del fatto che l’aggregato dei salesiani, costituendo in realta’ una struttura ad “uso misto”, non avrebbe che potuto beneficiare di un contributo pari al massimo a 80.000 euro a fronte dei 28.500.000 euro circa effettivamente erogati. L’impresa oggetto di indagini, d’altronde, gia’ insediatasi nel complesso edilizio in forza di un precedente contratto d’appalto sottoscritto con l‘Opera Salesiana relativo ai lavori di riparazione e ricostruzione della sola porzione del Don Bosco adibita ad oratorio, finanziato con donazioni private, aveva intanto creato le premesse per estendere tale appalto all’intero complesso edilizio, finendo per beneficiare, indebitamente, del contributo complessivo di 28.500.000 euro circa. Nel perseguimento di tale proposito l’impresa veniva agevolata dall’intervento dell’ex assessore all’Urbanistica del Comune dell’Aquila che si era adoperato per il rilascio di un permesso a costruire, in deroga, relativo alla realizzazione proprio di quella struttura, il nuovo Oratorio danneggiato dal sisma, che gli aveva consentito l’ingresso nell'”affare” della ricostruzione dell’intero plesso ecclesiastico. La delibera relativa al permesso straordinario a costruire a vantaggio dell’impresa di cui si faceva promotore l’ex amministratore pubblico rappresentava pertanto la premessa e l’impulso di ulteriori aggiudicazioni di lavori avvenute, stando alle indagini, in violazione delle norme in materia di ricostruzione privata. Le attivita’ di polizia giudiziaria svolte individuavano quindi nell’affidamento dei lavori di riparazione e ricostruzione del complesso edilizio di proprieta’ dell‘Opera Salesiana a favore dell’impresa il fondamentale motivo di riconoscenza del titolare della stessa nei confronti dell’ex assessore.
Riconoscenza che sfociava nella stipula, in data 11 ottobre 2013 di un contratto di locazione della durata di dodici anni di un immobile acquistato dall’ex amministratore pubblico al prezzo di 115.000 euro il 18 dicembre 2013. Il contratto impegnava l’imprenditore indagato al pagamento di un canone mensile pari a 1.200 euro a fronte di una quota che, secondo stime di mercato, sarebbe dovuto essere pari al massimo a 550 euro. L’intendimento delle parti e, quindi, la reale sostanza dell’accordo illecito era che l’imprenditore di fatto acquistasse, in segno di riconoscenza per l”opera” prestata a suo vantaggio dall’ex assessore, l’immobile in favore di quest’ultimo. Ma le indagini bancarie svolte dai finanzieri hanno permesso di intercettare e ricostruire ulteriori e episodi corruttivi che vedevano coinvolto sempre l’ex assessore nonche’ vicesindaco. Tra i molteplici acquisti di autovetture da parte dell’ex vice sindaco ve ne era uno, in particolare, che ha attirato l’attenzione degli inquirenti: quello di una BMW al prezzo di 24.800 euro per il cui pagamento e’ stato utilizzato anche un assegno di 15.000 euro tratto su un conto corrente di un imprenditore locale. Nonostante le dichiarazioni dell’imprenditore che, sentito in atti, ha giustificato la transazione quale prestito personale a favore dell’ex assessore, e’ emersa ben presto la natura corruttiva dell’accordo tra i due. L’imprenditore a seguito della dazione di denaro aveva infatti ottenuto in cambio l’interessamento dell’assessore per la pratica di richiesta di rimborso dei danni subiti dalla sua azienda a seguito del sisma, ammontanti a circa 62.000 euro. La comunicazione del positivo esito dell’istruttoria da parte del Comune dell’Aquila e’ avvenuta il 2 luglio 2010, vale a dire solo 13 giorni prima del “prestito” a favore dell’amministratore pubblico. Ancora, sempre dalle indagini finanziarie e’ emerso che l’ex assessore aveva ricevuto da altro imprenditore impegnato nelle attivita’ edilizie di ricostruzione post-sisma la somma di 14.000 euro in tre tranches, mediante l’emissione di altrettanti assegni bancari. Anche in questo caso seppure i pagamenti fossero stati giustificati quali prestiti personali, in realta’, in base alle risultanze delle indagini, celavano il tentativo da parte dell’imprenditore di ottenere la “benevolenza” dell’assessore per avvantaggiarsi nelle attivita’ di ricostruzione che lo vedevano impegnato in ben 17 appalti.
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