Grazie a una nuova molecola immuno-oncologica, nivolumab, il 70,7 per cento dei pazienti affetti da melanoma e’ vivo a un anno e il 57,7 per cento a due anni. Si tratta di un risultato straordinario, mai raggiunto in precedenza, visto che la sopravvivenza mediana in stadio metastatico era di appena 6 mesi, con un tasso di mortalita’ a un anno del 75 per cento. I dati dello studio sono presentati a Napoli nella sesta edizione del “Melanoma Bridge”, il convegno internazionale organizzato dall’Istituto Pascale e dalla Fondazione Melanoma che riunisce fino al 5 dicembre piu’ di 200 esperti da tutto il mondo.
“L’immuno-oncologia – ha spiegato Paolo Ascierto, direttore dell’Unita’ di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative del Pascale e presidente della Fondazione Melanoma – stimola il sistema immunitario a combattere con piu’ forza il tumore. Inoltre non e’ necessario selezionare i pazienti in base all’espressione di una proteina, PD-L1, perche’ nivolumab funziona anche in quelli che non la presentano”. Ancora piu’ significativi i dati relativi alla sopravvivenza libera da progressione. “Si tratta di un parametro molto importante a ha sottolineato Ascierto – perche’ e’ strettamente legato all’esito favorevole a lungo termine, cioe’ alla sopravvivenza. A un anno il 44,3 per cento dei pazienti trattati con nivolumab e’ libero da progressione, a 24 mesi il 39,2 per cento. Questi dati indicano che l’effetto della terapia si mantiene nel tempo e ci fanno supporre che una percentuale simile di pazienti, vicina al 40 per cento, possa cronicizzare la malattia. Oggi questo risultato e’ raggiunto dal 20 per cento delle persone colpite”.
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