Barbablù è la fiaba scritta da Charles Perrault nel XVII secolo. Non ci sono effetti magici o eventi soprannaturali, è una fiaba sulla “curiosità” e sul saper vivere in gruppo, con particolare riferimento al mondo femminile. Il testo diventa l’occasione per Francesca La Cava e il suo Gruppo E.Motion per disegnare una regia e una coreografia basata su “Terpsiphoné”, ovvero tappeti sonori ideati dalla compositrice aquilana Concetta Cucchiarelli, tappeti che suonano, risuonano, quando i danzatori ci si muovono sopra.
Tutto il lavoro sarà presentato Sabato 5 dicembre all’Auditorium del Parco con un incontro aperto al pubblico alle ore 11 a tema: Aspettando Barbablù. Nuove tecnologie fra suono e movimento, in collaborazione con il Conservatorio di Musica “A. Casella” dell’Aquila e con la partecipazione della stessa compositrice Concetta Cucchiarelli insieme a Marcello Gallucci, Stefano Di Pietro, Maria Cristina De Amicis, Francesca La Cava. La realizzazione ha visto la partecipazione di numerose maestranze provenienti da scuole e progetti laboratoriali attivi sul territorio. Interpreti e collaborazioni: Corinna Anastasio, Sara Catellani, Francesca La Cava, Luisa Memmola e Manolo Perazzi. Il disegno luci è curato da Carlo Oriani Ambrosini e le scene sono di Edoardo Gaudieri. Affiancano la regia Ilaria Micari e Antonella Martellacci (costumista). La produzione del Gruppo E.Motion si avvale della collaborazione del TSA Teatro Stabile d’Abruzzo, dell’Accademia di Belle Arti e della commissione musicale della Società Aquilana dei Concerti “B. Barattelli”.
Il debutto sarà sempre all’Auditorium del Parco lo stesso Sabato 5 dicembre alle ore 21 con replica il giorno seguente Domenica 6 dicembre alle ore 18. Per Francesca La Cava e il suo Gruppo E-Motion: “il castello di Barbablù rappresenta un pretesto narrativo dove le tante mogli trovano aderenza e/o similitudine in Donne che corrono coi lupi di Clarissa Pinkola Estés, una storia sulla donna che si apre al suo mondo interiore e da vittima attraversa e apprende la conoscenza di sé per mezzo di una metaforica chiave, che, a sua volta, la conduce alla scoperta delle sue potenzialità e identità racchiuse nella sua primitiva forza creatrice. La storia del nostro Barbablù si muove su due piani: quello dell’accettazione e quello nel quale la chiave e l’apertura della porta ci conducono verso la consapevolezza e la riscoperta della donna nella sua natura”.
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