Con 2.651 entita’ floristiche il Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga e’ l’area protetta con il maggior numero di piante in tutta Europa. L’eccezionale primato e’ scaturito dai dati messi a confronto nell’ambito del convegno nazionale del Gruppo di Floristica, Sistematica ed Evoluzione della Societa’ Botanica Italiana, tenutosi alla fine di novembre all’Orto Botanico di Roma. In questa sede i ricercatori Fabio Conti e Fabrizio Bartolucci, del Centro di Ricerche Floristiche dell’Appennino, centro d’eccellenza che il Parco gestisce in collaborazione con l’Universita’ degli Studi di Camerino, hanno presentato il compendo della flora del Parco, divulgando i dati riassuntivi che derivano da decenni di ricerche.
“Il numero di piante registrate non solo e’ il piu’ alto tra le aree protette europee e del bacino del Mediterraneo, ma anche uno dei piu’ alti al mondo – spiega Conti – e da un’indagine condotta con la collaborazione di botanici di altri paesi e’ risultato che solo pochissimi Parchi possono vantare numeri piu’ alti, come alcune aree protette del Borneo, Bolivia e Costa Rica. Al contrario, paesi famosi per ricchezza di biodiversita’, non hanno aree protette cosi’ ricche di piante. Parchi molto noti, come Yellowstone, e persino equatoriali, come quello di Virunga, in Uganda, risultano nettamente piu’ poveri da questo punto di vista”.
Tra le 2.651 entita’ floristiche censite nel Parco del Gran Sasso e Monti della laga 218 sono endemiche italiane e molte altre sono di particolare interesse biogeografico, perche’ rare o al limite di areale. Lo studio effettuato dai ricercatori del Centro ha inoltre permesso di individuare le emergenze floristiche che meritano specifici piani di gestione e tutela. L’eccezionale patrimonio floristico del Parco – ha commentato il direttore dell’Ente Domenico Nicoletti – deve inorgoglirci e spingerci verso nuovi orizzonti di studio, volti all’approfondimento delle conoscenze sistematiche e conservazionistiche, ma anche verso un rinnovato impegno per il rilancio dei nostri territori, trasformando questi straordinari primati ambientali in un valore aggiunto per lo sviluppo sostenibile”.
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