Italia e Stati Uniti per combattere i tumori del sangue. Un ponte della ricerca e dell’assistenza per definire strategie comuni fra le due sponde dell’Atlantico. L’intesa è stata siglata fra la Società Italiana di Ematologia (SIE) e quella americana (ASH, American Society of Hematology) a Orlando (USA) durante il 57° Congresso ASH che si è svolto in Florida dal 5 all’8 dicembre. “È il riconoscimento del grande valore svolto in questi anni dai nostri ricercatori – spiega il prof. Fabrizio Pane, presidente SIE -. Gli scienziati italiani sono secondi solo agli USA per numero di pubblicazioni sulle principali riviste internazionali. Ed è la prima volta che l’ASH firma un’intesa di questo tipo con una società europea”.
Quali gli obiettivi? “Innanzitutto – sottolinea il prof. Pane – redigeremo linee guida condivise. In questo senso possiamo affermare con orgoglio di disporre di strumenti molto avanzati. Quelle italiane infatti includono quasi tutte le malattie del sangue, invece negli USA questi documenti si occupano del trattamento di un numero limitato di patologie ematologiche. Inoltre offriremo a dieci giovani clinici italiani una borsa di studio per frequentare per almeno un anno una prestigiosa Università americana, sotto l’egida condivisa delle due società scientifiche”. “L’ematologia è una specialità molto vivace – conclude il prof. Pane -, che spazia dalla ricerca clinica a quella traslazionale. In questi anni abbiamo assistito all’introduzione di armi sempre più efficaci che hanno permesso di cronicizzare numerose neoplasie. Anche per una patologia tradizionalmente difficile da trattare come il mieloma multiplo oggi si stanno aprendo prospettive importanti grazie all’immuno-oncologia. Questa malattia fa registrare ogni anno in Italia circa 4.500 nuovi casi, è particolarmente difficile da trattare perché dà origine a ‘subcloni’ resistenti, in grado di adattarsi all’ambiente in cui la terapia agisce. Quindi è necessario adottare strategie combinate per raggiungere l’efficacia terapeutica. Il mieloma multiplo passa di solito dalla fase attiva alla remissione durante il trattamento, per poi presentare frequenti recidive. Oggi circa il 42% dei pazienti è vivo a 5 anni dalla diagnosi. L’immuno-oncologia permette inoltre di raggiungere un profilo di tossicità ottimale, eliminando molti effetti collaterali legati ad esempio alle terapie classiche come la perdita dei capelli”.
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