Beteavòn, la prima cucina sociale kosher in Italia, spegne la seconda candelina. Nata a Milano nel gennaio 2014 per iniziativa dell’associazione Merkos, ramo educativo del movimento ebraico Chabad Lubavitch, Beteavòn prepara e distribuisce pasti a chiunque si trovi in una situazione di necessità. Gratuitamente e senza distinzione religiose o sociali.
L’apertura della cucina sociale trova le sue ragioni in un momento particolarmente complesso in cui sempre più famiglie ed individui si trovano in difficoltà. La perdurante crisi economica ha moltiplicato infatti i bisogni dei più deboli, accrescendo allo stesso tempo il numero di coloro che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese. Anziani con il minimo della pensione, imprenditori falliti, uomini e donne che hanno perso il lavoro, ma anche papà separati e profughi.
“Abbiamo iniziato con la preparazione e distribuzione di una decina di pasti per lo Shabbat, il giorno di riposo ebraico, per condividere il calore di questa festa anche con chi è più lontano” – commenta il Rabbino Igal Hazan, ideatore dell’iniziativa. “Ci siamo accorti ben presto, però, che la necessità e il bacino di utenza erano molto più ampi e non potevamo rimanere indifferenti. Arrivare a quota 1.000 pasti distribuiti al mese non è stato difficile, purtroppo”. Beteavòn(che in ebraico significa “buon appetito”) supporta il Comune di Milano e fornisce pasti ai Centri Ascolto Caritas e del Comune di zona 6 e 7 e alla Comunità di Sant’Egidio, distinguendosi come modello di cooperazione e sinergia tra realtà religiose e culturali diverse. Ogni settimana i volontari del Beteavòn cucinano e distribuiscono insieme ai volontari di Sant’Egidio minestre calde per i senza fissa dimora che si raccolgono attorno alle stazioni di Porta Garibaldi e Cadorna.
“E’ un’esperienza umanamente importante perché nel caldo delle nostre case non ci rendiamo conto di quante siano le “persone invisibili” che vivono nella nostra stessa città”, commenta Davide Sonnevald, giovane volontario di Beteavòn. La cucina sociale è stata particolarmente attiva anche in occasione dell’emergenza profughi, cucinando e consegnando pasti per i migranti ospitati dal memoriale della Shoah di Milano. “La Torah dice: ed amerete lo straniero perché foste stranieri in Egitto. Il popolo ebraico, che ha vissuto anche di recente il dramma dell’essere profugo, ha come valore fondamentale l’aiuto e l’amore per chi è costretto a fuggire. Ci è sembrato naturale, in un momento difficile come questo, dare un aiuto concreto preparando pasti caldi per chi si trova in una situazione di emergenza”, conclude Rav Igal Hazan.
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