Il 15 agosto 2015 Giustino Parisse descriveva L’Aquila come “sospesa tra un passato recente fatto di una faticosa ricostruzione condita di malaffare e mala politica e un futuro pieno di incognite…una città del giorno per giorno, dell’affare per l’affare, incattivita e senza meta” mentre la stampa nazionale, nel corso dell’anno, raccontava di sistemi di corruttela che coinvolgevano politici e imprenditori locali a tutti i livelli, compreso quello calcistico.
Dovessimo fermarci alle considerazioni del giornalista Parisse o alla cronaca nazionale sulla città, saremmo portati ad aggiungere il carico di altre questioni territoriali irrisolte: Gran Sasso/Fontari, Piazza D’Armi, Ex Sercom, Variante Sud, Aeroporto dei Parchi, Stadio di Acquasanta, Collemaggio, solo per elencarne alcune.
Continuare però a rilevare soltanto aspetti negativi non serve che ad alimentare uno sconforto sterile. E allora soffermiamoci su quanto di positivo pur c’è stato. L’Aquila è stata palcoscenico di una serie di grandi eventi di rilevanza nazionale: Adunata Nazionale degli Alpini, Festival della Montagna, La notte dei Ricercatori, Manifestazione Jazz per L’Aquila oltre che di numerose iniziative di rilevanza locale promosse da gruppi di associazioni come ad esempio lo Skate Park, la giornata ecologica al Castello, il Laboratorio di Architettura Partecipata (LAP) e La magica casa di Babbo Natale che rivelano la vivacità di un tessuto sociale che vuole essere parte integrante della città attuale.
Fra le cose negative e quelle positive, nell’anno appena trascorso, troviamo una novità: una zona intermedia rappresentata dai Consigli Territoriali di Partecipazione e dallo Urban Center. Pur attraverso percorsi diversi, queste due realtà hanno il comune scopo di coinvolgere i cittadini nei processi decisionali che riguardano le trasformazioni urbane. Tuttavia i Ctp, attivi da ottobre, vivono le difficoltà di raccordarsi tra di loro, con il territorio e con le istituzioni locali e lo Urban Center, dopo la firma dell’Atto Costitutivo dello scorso giugno e la succesiva elezione del Presidente, ancora non riesce a trovare la piena operatività a causa di divisioni interne dovute anche a logiche provinciali non facili da superare.
Gli inizi difficili e conflittuali di queste due realtà sono, probabilmente, conseguenza di un processo democratico nuovo. Esercitare la democrazia, ancor più quella partecipativa, non sempre è facile soprattutto quando non si hanno modelli locali di riferimento.
Se volessimo pesare con una bilancia le cose negative e quelle positive, le prime peserebbero di più. Le due realtà della zona intermedia potrebbero rimettere la bilancia (almeno) in equilibrio a condizione che mettano ordine al loro interno, imparino a dialogare in modo costruttivo, ascoltino i bisogni del territorio e facciano sistema nell’ottica di costruire una mappa condivisa dei bisogni necessaria per una pianificazione strategica.
Fino a non moltissimi anni fa era tradizione in questa città accogliere il nuovo anno gettando da finestre e balconi tutte le cose vecchie e inutili che riempivano le cantine.
Recuperiamo questa tradizione e, tutti insieme a mezzanotte, buttiamo dalla finestra: la svogliatezza nell’ascoltare, la diffidenza verso il nuovo, l’indifferenza verso il bene comune, la partecipazione parolaia e inconcludente, la miopia dell’interesse particolare e la spocchia immotivata.
Liberiamoci delle vecchie pratiche che da sempre ingessano la città e accogliamo il 2016 con l’impegno di mettere in campo percorsi ed attività volti ad ottenere risultati coordinati, condivisi e concreti.
Policentrica Onlus
Lascia un commento