I diritti linguistici per le minoranze non-arabe sono un grande successo per decenni di impegno pacifico in Algeria
L’Associazione per i Popoli minacciati (APM) ha salutato l’annuncio del governo algerino di voler riconoscere la lingua berbera, il Tamazight, come la lingua “nazionale e ufficiale” come importante passo verso il riconoscimento dei diritti culturali delle minoranze non-arabe. Dopo 40 anni di pacifico impegno di Cabili, Chaoui, Tuareg e di altri popoli nativi dell’Algeria per il riconoscimento delle loro culture a lungo oppresse, l’annunciato riconoscimento all’interno della riforma costituzionale algerina costituisce una concreta speranza affinché il paese abbandoni la sua decennale politica di arabizzazione. Per quanto positiva, la riforma costituzionale però ancora non è garanzia che nella vita quotidiana le istituzioni tratteranno con pari dignità la lingua e la cultura delle minoranze.
Il presidente algerino Abdelaziz Bouteflika ha annunciato la riforma costituzionale per il 5 gennaio 2016. L’articolo 3 della nuova costituzione prevede che il tamazigh venga riconosciuto come lingua ufficiale e nazionale accanto all’arabo.
Questo riconoscimento in fondo non è altro che il mantenimento dopo lunghi anni della promessa pronunciata durante la guerra di indipendenza algerina (1954-62) contro la potenza coloniale francese. Allora i Berberi che oggi si autodefiniscono Masiri avevano combattuto accanto agli Arabi nelle fila del movimento di liberazione FLN. Ma a indipendenza ottenuta, la promessa di concedere loro l’autonomia culturale non era mai stata rispettata. Al contrario, il governo algerino hanno dato inizio a una politica sistematica di arabizzazione del paese. Quando nel 1980 i Masiri diedero inizio a quella che è stata definita la “primavera berbera” protestando e manifestando contro l’oppressione della loro cultura, le loro proteste vennero violentemente represse. Decine di attivisti furono arrestati e in parte tenuti in carcere per anni. Una nuova ondata di proteste del 2001 per il riconoscimento dei diritti linguistici dei Masiri fu repressa nel sangue. I responsabili dei crimini restano tuttora impuniti.
Dopo il Marocco, la Tunisia e la Libia che riconobbero ufficialmente i Masiri, l’Algeria era l’ultimo paese dell’area nordafricana a non aver ancora fatto altrettanto. L’APM però teme che questo riconoscimento non sia il risultato di un processo a favore dei diritti dei Masiri ma piuttosto nasca da un calcolo di potere politico e che con questo passo il 79enne presidente Bouteflika speri di ottenere sufficienti voti per continuare a governare. Circa otto milioni dei dieci milioni di Masiri d’Algeria continuano a parlare la propria lingua nonostante i decenni di repressione. Essi costituiscono circa il 27% dei 39 milioni di abitanti del paese.
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