Cosa succede ai fondi del Piano di sviluppo rurale 2007-2013 non spesi dalla regione Abruzzo entro il 31 dicembre? L’accento posto nelle ultime settimane su questo tema dal consigliere forzista alla regione Mauro Febbo fa temere il peggio: che ben 35 milioni di euro possano tornare a Bruxelles. Fra questi, anche 6 dei 14 milioni che dovevano servire per riparare capannoni devastati dal sisma e aiutare le aziende del cratere sismico a rimettersi in carreggiata.
“L’Abruzzo ha speso già oltre il 98 per cento delle risorse disponibili per l’agricoltura regionale – scrive in un comunicato l’assessore Pepe – È un risultato eccezionale, che si attesta al di sopra della media italiana che è di circa 97,7 per cento”.
Ma il tranello per Febbo risiede proprio su questo: “Pepe fa il ‘furbetto’ perché in realtà – assicura l’ex assessore – per i bandi dell’agricoltura biologica e quelli per l’indennità compensativa, un aiuto a fondo perduto per chi opera in montagna proporzionale al pascolo e al terreno coltivato, emessi in zona Cesarini, prima del 31 dicembre, sono stati utilizzati fondi appartenenti al nuovo Piano di sviluppo rurale 2014- 2020. Fondi che dunque verranno sottratti alla nuova programmazione, e quelli vecchi, che andavano tutti spesi, andranno di fatto perduti”.
‘In attesa che i rendiconti del ministero mettano la parola fine alla querelle, resta l’evidenza storica che il Psr 2007-2013 ha pagato un vizio di origine, che ha costretto prima Febbo e poi Pepe a fare salti mortali per riuscire a spendere i fondi entro i termini.’ si legge su Abruzzoweb, nell’analisi a firma di Filippo Tronca.
‘Il vizio è il mancato cofinanziamento del Psr prima del 2009, che prevede anche una quota regionale, da parte del governo di Ottaviano del Turco e del suo assessore Marco Verticelli. Circa 50 milioni mancanti, che hanno ritardato la possibilità di emanare i bandi, complice anche il commissariamento della sanità dopo l’esplosione del debito, che ha imposto di congelare molte voci in bilancio,comprese quelle relative al comparto agricolo.
Provvidenziale fu pertanto l’intervento nel 2009 del governo, con il ministro Gianluca Zaia che coprì la quota di cofinanziamento mancante.
Nel 2012 poi la Conferenza Stato-Regioni ha accolto la proposta del Governo di destinare ai Psr delle Regioni Abruzzo ed Emilia Romagna, entrambe colpite dal sisma, uno storno del 4 per cento sull’annualità 2013 della quota del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale, spettante alle altre Regioni, ad eccezione della Lombardia, anch’essa colpita dal terremoto. Risorse pari a 6 milioni 300 mila euro alle quali si aggiunta la quota di confinanziamento statale di quasi 8 milioni di euro.
Un sostegno che potrebbe non essere bastato per consentire all’Abruzzo di spendere tutti i fondi.
A non tirare sono stati infatti i bandi che prevedevano il cofinanziamento dei Comuni, e molti di loro con le casse vuote e con scarso personale tecnico no sono riusciti ad accedere, anche perché le banche si sono mostrate a dir poco restie a concedere prestiti. Non hanno avuto successo nemmeno i bandi per i rimboschimenti. Infine ha inciso negativamente anche la riorganizzazione burocratica della macchina regionale avviata dal presidente della Regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso nel 2014, appena insediatosi, con il cambio al vertice di dirigenti e funzionari, e soprattutto del trasferimento degli uffici che si occupavano di agricoltura e dei bandi del Psr, con accentramento a Pescara di molte strutture.’
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