La disposizione in questione autorizza l’organo commissariale di ILVA S.p.A. a contrarre finanziamenti per un ammontare complessivo fino a Euro 800 milioni, su piena assistenza statale, secondo il governo al fine esclusivo dell’attuazione e della realizzazione del piano delle misure e delle attività di tutela ambientale e sanitaria e di interventi volti alla tutela della sicurezza e della salute, nonché di ripristino e bonifica ambientale, nel rispetto della normativa dell’Unione europea in materia.
“Si sottolinea – dichiara Antonia Battaglia – che tale misura costituisce una misura di aiuto di Stato puro e quindi è in violazione del diritto europeo in materia, come la Commissione Europea ha già espresso nelle diverse comunicazioni rivolte al governo”.
E’ stato sottolineato come non sono stati ancora realizzati i lavori di particolare importanza previsti dall’AIA, quali la copertura dei parchi minerali.
Secondo il governo, il predetto finanziamento costituirebbe un’anticipazione finanziaria. “Ma chi rimborserà – ha annotato Antonia Battaglia – tale anticipazione allo Stato, visto che la vendita dello stabilimento siderurgico di Taranto dovrà tenere conto dello stato di vetustà degli impianti, della scarsa competitività e della difficile situazione finanziaria in cui versa l’ILVA (tre miliardi di debiti e continue ulteriori perdite mensili), e della delicata situazione giudiziaria?”
“Riteniamo pertanto – continua – che la misura proposta dal governo sia volta semplicemente a mantenere lo stabilimento in vita nella situazione attuale e non a migliorare né la situazione ambientale e sanitaria né la produttività dell’azienda”.
Come è noto, nel parere motivato emesso il 16 ottobre 2014 nel quadro della procedura di infrazione n. 2013/2177 (C(2014) 7313 final) la Commissione ha affermato, ulteriori ritardi nell’eseguire il risanamento ambientale sarebbero incompatibili con l’art. 11, lett. c, della Direttiva sulle emissioni industriali letto alla luce, tra l’altro, dell’art. 191 del TFUE”. Inoltre, essa ha invitato le Autorità italiane ad adottare le disposizioni necessarie per conformarsi allo stesso parere motivato. La Commissione, con nota del 4 settembre 2015 ha inoltre sottolineato “l’accumularsi dei ritardi nei lavori necessari per assicurare la piena attuazione delle prescrizioni AIA”.
PeaceLink è a disposizione di tutti i parlamentari che intendono opporsi alla pretesa del governo di far continuare un’attività inquinante oggetto di indagini della magistratura e di severe critiche della Commissione Europea.
Va annotato infine che – conscio della debolezza delle proprie argomentazioni – il governo ha posto la fiducia sulla materia impedendo ogni emendamento alla Camera.
L’attività di PeaceLink continuerà a Bruxelles presso la Commissione Europea perché questa forzatura venga stoppata. Infatti l’ILVA di Taranto, benché sottratta per decreto ad ogni vincolo legislativo nazionale, deve comunque sottostare alle norme europee. Scandalosa è in tal senso la proroga per la messa a norma degli impianti (slittamento attuazione dell’AIA ILVA al giugno 2017) dopo aver ottenuto nel 2012 tre anni di tempo per l’adeguamento alle migliori tecnologie disponibili e dopo aver già incassato, con un precedente decreto, un anno di proroga. A ciò si deve aggiungere il fatto che dal 2011 al 2012 l’ILVA aveva il compito di migliorare gli impianti in virtù dell’AIA 2011. Siamo in presenza di un protrarsi all’infinito della implementazione dell’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale), fuori da ogni ragionevole logica tecnica di fattibilità. La verità è che si sta solo prendendo e perdendo tempo, continuando ad inquinare così come è avvenuto oggi con un vistoso slopping.
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