L’approvazione da parte del Consiglio Regionale della Lombardia il 12 gennaio scorso di una mozione per l’abolizione delle tariffe SIAE “per tutte le manifestazioni organizzate dalle amministrazioni locali e dalle associazioni senza scopo di lucro, nelle quali viene coinvolta la comunità locale” è evidentemente frutto di scarsa consapevolezza del ruolo della Società Italiana degli Autori ed Editori e soprattutto di poca conoscenza del diritto d’autore.
SIAE ricorda ai Consiglieri che la remunerazione dovuta quando vengono utilizzate opere protette da diritto d’autore non ha nulla a che fare con tasse o tributi, ma è il compenso del lavoro sottostante la creazione di un’opera artistica. Compenso che SIAE chiede non per sé ma per conto degli autori tutelati. Gli autori vivono infatti del loro lavoro – la creazione di un’opera – e hanno diritto come un qualunque altro lavoratore al giusto compenso quando questa viene utilizzata. Il diritto d’autore è motore di economia fondamentale per l’intero Paese e chiedere che esso non sia rispettato significa aggredire i tanti autori e lavoratori dell’industria culturale, la quale in Italia vale 47 miliardi di euro l’anno. Va anche sottolineato che SIAE, in convenzione con ANCI, applica tariffe particolarmente agevolate proprio per le manifestazione gratuite e/o benefiche. Non solo, SIAE stessa contribuisce molto spesso con risorse proprie a sostenere progetti di rilevante valore sociale e manifestazioni di giovani autori, coerentemente con l’impegno ad aiutare i nuovi talenti.
La Società Italiana degli Autori ed Editori e le Istituzioni dovrebbero essere sempre – e a maggior ragione in una congiuntura non facile come quella attuale – dalla stessa parte. Ovvero: dalla parte di chi crea.
Prendiamo invece atto che con la sua delibera il Consiglio Regionale della Lombardia ha deciso di penalizzare gli autori e i lavoratori impiegati nell’arte, nella musica, nella creatività.
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