La quinta commissione del Consiglio della Regione Abruzzo ha approvato con larga maggioranza (che ha incluso FI e PD) una risoluzione, con il consigliere Paolo Gatti di Forza Italia primo firmatario, nella quale si impegna a stabilire un dialogo con l’Ufficio Scolastico per evitare l’insegnamento della presunta dottrina Gender negli istituti scolastici abruzzesi. Insorgono alcune associazioni che, supportando anche l’ assessore Marinella Sclocco che ha espresso pubblicamente un queste ore il suo dissenso, considerano discriminatorio questo atto, oltre tutto contrario all’orientamento europeo che invita invece a fornire strumenti nella lotta contro bullismo ed omofobia, a sostenere la parità di genere, evitare quindi ogni disinformazione alle famiglie.
“La proposta di risoluzione avanzata dalla commissione consiliare appare retrograda, dai toni medioevali, oltre che una discriminatoria strumentalizzazione per coinvolgere la scuola – afferma il presidente Mario Marco Canale dell’Associazione Nazionale ANDDOS – è un’offesa verso il mondo della scuola, verso i nostri docenti, verso la loro serietà e responsabilità educativa. La lotta alla disinformazione andrebbe fondata appunto sulla corretta informazione di chi la propugna, non solo su posizioni ideologiche. Un primo atto in questa direzione è ricordare che non esiste alcuna teoria, (dottrina o ideologi) gender, ma esiste solo un campo di studi di genere che si occupa di approfondire in maniera multidisciplinare i significati e le determinanti sociali e culturali dell’identità e dei ruoli di genere e della sessualità umana. Detto questo, possiamo fare nostra la distinzione tra il sesso biologico (sex) e genere (gender). Il primo è dato dall’insieme delle caratteristiche fisiche del sesso a cui appartiene un individuo, determinato geneticamente e biologicamente e affermiamo che vi sono importanti differenze tra il sesso maschile e quello femminile. Il secondo è costituito dal riconoscimento che ogni cultura fa di queste differenze, unito ad aspettative e significati e codici di comportamento è il genere. Possiamo riconoscere che il sesso di appartenenza è un dato forte e che non è oggetto di scelta, così come l’orientamento sessuale, perciò vorremmo rassicurare la commissione sul fatto che l’educazione informata dagli studi di genere non può rendere “neutri” i bambini, come non può alterare il loro corredo genetico”.
“Proprio perché il sesso e l’orientamento sessuale non si scelgono e sono declinati secondo la cultura di appartenenza – aggiunge l’autorevole psicologo e psicoterapeuta Stefano Burattini, coordinatore territoriale dei Centri Anti Violenza ANDDOS – che esiste una infinita variabilità nel modo in cui sono espressi e vissuti. E’ proprio questa variabilità a rendere un bisogno educativo la promozione di iniziative di educazione sessuale ed affettiva che siano in grado di tenere in considerazione e valorizzare le differenze individuali, anziché reprimerle su base ideologica. Sempre in questa direzione non possiamo che auspicare il coinvolgimento attivo della famiglia in questa educazione, per mettere a sua disposizione strumenti adeguati al tempo ed in linea con i risultati della ricerca. Esprimiamo estremo dissenso per questa risoluzione antidemocratica, assolutamente retrograda ed ideologizzata che ha perso ogni contatto con il senso della realtà”.
Marco Tosarello
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