L’ultimo progetto relativo al ponte Mausonia – Porta Napoli si puo’ accettare sempre se l’opera non e’ impattante. Lo afferma mons. Orlando Antonini, Nunzio Apostolico, intervistato dall’AGI. Il presule, residente a Villa Sant’Angelo (L’Aquila), e’, per passione, un insigne studioso di achitettura religiosa e urbana. Allora, mons. Antonini, e’ vero che, come han fatto intendere il sindaco Cialente e il consigliere regionale Pietrucci, lei ha cambiato idea sul ponte sulla Mausonia ed ora e’ d’accordo? “Lo e’ – risponde – nel senso che il progetto da loro presentato il 22 gennaio non e’ piu’ il megaponte strallato che era apparso sulla stampa. Anzitutto non ha ne’ pennoni ne’ tiranti in ferro che disturbano il profilo antico della citta’.
Inoltre, essendo impostato piu’ ad Est, sulla linea cioe’ tra l’edificio cosiddetto ‘la Baffetta’ e Martini ed a quota piu’ bassa rispetto al primo, non si sovrappone al panorama della citta’ storica. Quanto all’impatto paesaggistico, se proprio si vuole un ponte, che almeno esso sia dell’idea riprodotta in un rendering di Antonello Buccella: un ponte cioe’ senza strutture sopra la piattaforma stradale, e possibilmente ad unica ampia arcata, la quale, col suo sesto, si sposa meglio col vallone. L’attuale progetto si avvicina a questi requisiti”. Dunque, la sua posizione sull’opera e’ per il ‘male minore’.
“Esattamente. Beninteso, l’ideale resta quello esplicato in precedenti interviste: nessun ponte, e se il collegamento e’ proprio necessario, meglio una strada a raso dal parcheggio di Collemaggio a Martini e da Martini alla Mausonia per una strada puntante direttamente, dopo il ponte di Rasarolo e la ferrovia, all’imbocco della galleria. Ma, ripeto, se il ponte e’ veramente utile – lo dicano i professionisti – meglio il progetto presentato il 22 gennaio piuttosto che il ponte strallato proposto in precedenza. Tra l’altro, la bassa localizzazione della struttura permette di tracciare, dalla rotatoria sotto la cosiddetta ‘Baffetta’, il tratto stradale che avevo suggerito: con tunnel sotto il viale di Collemaggio fino al relativo parcheggio”.
Il consigliere Pietrucci ha rilevato che i critici del progetto non avrebbero dovuto basarsi sui rendering della stampa. “Non ci si e’ basati solo sui rendering – ossserva monsignor Antonini – ma anche sui grafici con tanto di prospetti, sezioni e misure, apparsi in un articolo di Eleonora Falci (IlCapoluogo.it, ndr). Disegni i quali, non essendo subito smentiti ma anzi citati dagli stessi esponenti dell’amministrazione comunale che si sono pronunciati contro, han fatto dedurre trattarsi di progetti ufficiali. Mi sa quindi che si sia partiti proprio da un invadente ponte strallato e poi, dietro l’opposizione dei cittadini, gli amministratori si siano decisi per il progetto meno impattante. Se cosi’ e’, ad evitare in futuro l’impressione di progetti caduti dall’alto ed altri spiacevoli malintesi, almeno in materie civiche cosi’ sensibili e’ opportuno dare previamente ai cittadini le esplicazioni del caso”. A suo giudizio, per la ricostruzione, sono queste le opere che servono davvero? “Questo lo chieda a politici, amministratori, ordini professionali, universita’… Quanto a me – precisa monsignor Antonini – non vedendo all’epoca alcuna proposta programmatica di ricostruzione e rischiando la taccia di sognatore, nel 2012 ho esposto nel libro ‘L’Aquila nuova negli itinerari del Nunzio’ quanto poteva farsi per il centro storico a livello architettonico. In esso urgevo alla formula ricostruttiva del ‘dov’era ma non com’era’, a porre la bellezza a tema delle politiche pubbliche finalizzata alla sola ricchezza che abbiamo – la natura e l’arte – sviluppando il turismo quale volano della ripresa occupazionale ed economica del territorio tutto. Circa la viabilita’, da profano qual sono mi sembra servirebbe un progetto globale, non interventi a pezzi, distanziati nel tempo. E per il ponte sulla Mausonia, molti professionisti non lo vedono necessario. Gli amministratori ne sono invece convinti: ebbene, si tratti allora di un’opera d’ingegneria la quale, oltre a non intaccare il profilo della citta’ antica come faceva il progetto iniziale, costituisca anche un’opera d’arte da ammirare e additare a modello ai tecnici e ai turisti d’ogni dove”.
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