Cinque anni dopo la rivolta che aveva portato migliaia di persone a piazza Tahrir contro il regime di Mubarak, Il Cairo “è letteralmente deserta, ci sono pattuglie di polizia in giro per le strade principali, elicotteri” lo racconta alla Dire un giovane del luogo, che preferisce restare anonimo, e aggiunge: “già da un po’ di giorni non usciamo neanche la sera perché ci sono un sacco di controlli”. Solo cento persone si sono riunite oggi in strada, ma non per ricordare chi, cinque anni fa, ha iniziato la rivolta contro Hosni Mubarak bensì per esprimere il proprio sostegno alla polizia e al presidente Abd al-Fattah Al-Sisi.
Le prime elezioni democratiche svoltesi dopo la rivoluzione del 25 gennaio 2011 hanno segnato la vittoria dei Fratelli Musulmani, capeggiati da Mohammed Morsi. Al-Sisi, all’epoca capo dell’esercito egiziano, ha deposto il presidente Morsi nel luglio 2013 e bandito la “fratellanza”, dopo un periodo turbolento in cui il gruppo stava perdendo consensi. Nelle settimane successive alla caduta di Morsi, centinaia di suoi sostenitori sono stati uccisi nelle strade e migliaia imprigionati.
Il 30 giugno, la data di deposizione di Morsi, è stata la “continuazione naturale della rivoluzione del 25 gennaio” ha dichiarato ieri Al-Sisi, in un discorso televisivo. Gli ultimi due anni, però, hanno visto la detenzione di massa di attivisti sia islamisti che liberali che di sinistra, molti dei quali legati alla rivoluzione del 25 gennaio. Non ci sono celebrazioni ufficiali per ricordare la rivolta contro Mubarak ed è improbabile che ci siano manifestazioni spontanee significative: negli ultimi giorni, le forze di sicurezza hanno arrestato numerosi attivisti e chiuso i loro locali di ritrovo. (Dire)
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