Amnesty International ha condannato la nuova proposta avanzata oggi dalla presidenza olandese dell’Unione europea per fermare il flusso senza precedenti di rifugiati verso l’Europa, in quanto si baserebbe sul ritorno illegale di richiedenti asilo e rifugiati dalla Grecia in Turchia.
L’idea di considerare la Turchia un “paese terzo sicuro” per rimandare indietro decine di migliaia di persone dalla Grecia senza farle accedere alla procedura per determinare lo status di rifugiato, violerebbe il diritto europeo e il diritto internazionale.
“Nessuno dovrebbe lasciarsi ingannare dal presunto carattere umanitario di questa proposta. Si tratta di un espediente politico, puro e semplice, per fermare le partenze verso il mar Egeo di persone disperate” – ha dichiarato John Dalhuisen, direttore del programma Europa e Asia centrale di Amnesty International.
“Consideriamo una bancarotta morale qualsiasi proposta di reinsediamento basata sulla chiusura dei confini e sul respingimento illegale di decine di migliaia di persone dopo che è stato negato loro l’accesso alla procedura d’asilo” – ha proseguito Dalhuisen.
“La risposta europea alla crisi globale dei rifugiati è da tempo caotica. Occorre una soluzione, e occorre trovarla velocemente. Ma non può esserci alcuna scusa per violare la legge e venir meno agli obblighi internazionali” – ha sottolineato Dalhuisen.
In cambio della disponibilità della Turchia a farsi carico delle persone respinte, un gruppo di stati membri dell’Unione europea reinsedierebbe da 150.000 a 250.000 rifugiati che si trovano attualmente in Turchia.
La situazione dei rifugiati e dei richiedenti asilo in Turchia desta grande preoccupazione. Il paese ospita circa 2.500.000 rifugiati siriani e 250.000 rifugiati e richiedenti asilo provenienti da altri paesi, tra cui Afghanistan e Iraq. Le richieste d’asilo delle persone non provenienti dalla Siria vengono prese in considerazione raramente.
Inoltre, come recentemente denunciato da Amnesty International, dallo scorso settembre, in parallelo con i colloqui tra Turchia e Unione europea, le autorità turche hanno illegalmente rastrellato decine se non addirittura centinaia di richiedenti asilo e rifugiati per trasferirli, a bordo di pullman, verso centri di detenzione isolati a oltre 1000 chilometri di stanza. Alcuni di loro hanno denunciato di essere stati incatenati per giorni e picchiati prima di essere rimpatriati a forza nel paese di origine.
“La Turchia non può essere considerata un paese sicuro per i rifugiati. Non è neanche un paese sicuro per molti dei suoi cittadini. Nei mesi scorsi molti rifugiati sono stati rimandati illegalmente in Iraq e in Siria, mentre rifugiati di altri paesi trascorrono anni in una sorta di limbo prima dell’audizione per la richiesta d’asilo” – ha commentato Dalhuisen.
“Uno schema di reinsediamento su larga scala di rifugiati dalla Turchia all’Unione europea è una buona idea ma condizionarlo al ritorno forzato di chi ha varcato la frontiera illegalmente è una sorta di baratto tra vite umane” – ha accusato Dalhuisen.
“Negli ultimi anni, bloccare una rotta verso l’Europa ha inevitabilmente spinto i rifugiati a prenderne un’altra, spesso più pericolosa. Mettere a disposizione percorsi legali e sicuri d’ingresso è l’unica soluzione sostenibile per risolvere la situazione dei rifugiati” – ha concluso Dalhuisen.
Sebbene la proposta olandese non sia stata ancora resa pubblica, il deputato socialdemocratico Diederik Samsom ne ha anticipato alcuni dettagli in un’intervista esclusiva al quotidiano De Volkskrant. L’Olanda, che è presidente di turno dell’Unione europea, sta cercando il sostegno di altri stati membri.
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