Gli studenti di medicina, tra ginecologi ed ostetriche, ne sanno poco di fertilità. È quanto emerge da un’indagine conoscitiva condotta su 300 operatori del settore da un’equipe di esperti guidati dalla dottoressa Maria Giuseppina Picconeri, ginecologa specialista in medicina della riproduzione e direttrice del centro ‘NIKE Medical Center’, e presentata oggi a Roma presso il ministero della Salute.
“Nel percorso formativo degli operatori sanitari- ha spiegato all’Agenzia di stampa Dire la dottoressa Picconeri-non è dato rilievo e dovuta attenzione alla medicina della riproduzione: circa il 70% degli specializzandi, il 60% delle ostetriche, il 30% dei ginecologi e il 90% degli studenti intervistati ha infatti dichiarato di non aver mai frequentato un reparto di medicina della riproduzione; meno del 20% dei ginecologi, invece, ha dichiarato di averne frequentato uno per più di un anno”.
Quasi il 40% tra gli studenti e gli specializzandi intervistati, ha proseguito la ginecologa, ritiene che “nelle donne il concepimento e il completamento della gravidanza spontanea siano possibili, salvo rare eccezioni, fino a ben oltre i 45 anni e che sia possibile attraverso le tecniche di riproduzione assistita spostare in avanti questo limite fino ai 50. Non disponiamo di dati certi rispetto alla percentuale di gravidanze spontanee tra le donne di quest’età, ma disponiamo dei dati del registro nazionale della Pma, secondo i quali dopo i 43 anni le probabilità di ottenere una gravidanza omologa (con i propri ovociti) sono estremamente ridotte (intorno al 5%), mentre sono certamente più confortanti le probabilità di ottenerla, ma non senza difficoltà e soprattutto in Italia, ricorrendo all’eterologa (nel 60-70% dei casi)”.
Non deve quindi sorprendere, ha aggiunto ancora la direttrice del centro ‘NIKE Medical Center’ di Roma, che “le risposte ai quesiti riguardanti la prevenzione e la diagnosi dell’infertilità non siano risultate univoche tra gli operatori del settore. Ancora più importante, poi, è la constatazione che a 38 anni dalla nascita della prima bambina con le tecniche di Pma, la preparazione degli studenti di medicina dell’ultimo anno sembra essere ancora molto confusa- ha concluso la dottoressa Picconeri- e non adeguata alle esigenze delle loro future pazienti”
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