Sono i piu’ piccoli, i piu’ vulnerabili, i primi a cui l’Europa dovrebbe accertarsi di assicurare protezione. E invece per i minori non accompagnati che riescono a raggiungere il vecchio continente, spesso il peggio non e’ ancora passato: solo negli ultimi 18-24 mesi, sono oltre diecimila i bambini migranti che, dopo essere arrivati in Europa, sono letteralmente scomparsi nel nulla. Finiti, almeno in parte, nelle mani di trafficanti e ora vittime di sfruttamento, soprattutto sessuale. A lanciare l’allarme e’ l’agenzia di intelligence europeaEuropol, secondo cui 5 mila bambini sono spariti solo in Italia e altri mille in Svezia.
“Non e’ irragionevole dire che stiamo cercando oltre 10 mila bambini”, ha spiegato al settimanale britannico Observer il direttore del personale di Europol, Brian Donald. “Non tutti saranno sfruttati da criminali, alcuni potrebbero avere raggiunto membri della famiglia”, ha specificato. Eppure i motivi di timore non mancano: “Negli ultimi 18 mesi si e’ sviluppata un’intera infrastruttura criminale intorno allo sfruttamento dei flussi di migranti“, sottolinea Donald, secondo cui “ci sono prigioni in Germania e in Ungheria dove la grande maggioranza delle persone sono state arrestate in relazione ad attivita’ criminali relative alla crisi dei migranti”.
Sono sempre piu’ numerosi i minori non accompagnati che riescono ad arrivare in Europa. Secondo Save the Children, lo scorso anno sono stati circa 26 mila, ma la cifra potrebbe essere ancora piu’ elevata. Stando ai dati Europol, infatti, i minori costituiscono ben il 27% del milione di migranti arrivati in Europa nel 2015. “Stiamo parlando di circa 270 mila bambini – fa i conti Donald – non tutti sono non accompagnati ma abbiamo le prove che un’ampia quota potrebbe esserlo”. Anche la stima dei 10mila scomparsi, avverte l’intelligence europea, potrebbe quindi essere prudenziale.
Timori, quelli di Europol, non isolati. Secondo il report appena diffuso da Enoc, network europeo dei difensori civici dei bambini, tutte le fonti (Commissione europea, Save the Children, Unhcr, Unicef) sono concordi nel ritenere che con i flussi record dell’estate e dell’autunno 2015 ci sia stato un aumento dello sfruttamento dei bambini migranti, secondo alcuni un aumento forte. A causarlo, misure di accoglienza in molti paesi inadeguate alla sicurezza dei piu’ piccoli.
Tra queste ad esempio la mancanza di sistemi di custodia funzionanti per i minori: “In Belgio, Italia, Svezia, Paesi Bassi, Lituania e Lettonia – spiega il report Enoc – c’e’ un sistema piu’ o meno funzionante per individuare tutori che supportino, consiglino e proteggano i minori sotto la loro custodia”, ma spesso ci sono ritardi, a volte gravi, nella nomina dei tutori. In altri Stati il sistema manca del tutto: in “Grecia questo sistema non esiste, in Polonia i tutori sono responsabili solo dei procedimenti giuridici”, nel Regno Unito, “a parte l’Irlanda del Nord non c’e’ sistema di tutela legale”, in Estonia “il governo locale dovrebbe agire da tutore legale per i minori non accompagnati ma finora nessun governo locale ha mai chiesto la tutela di un bambino in tribunale”, continua la rete dei difensori civici dei bambini.
Carenze che portano a situazioni preoccupanti: “A Malta ad esempio – si legge nel report di Enoc – i bambini che ricevono protezione umanitaria fino all’eta’ di 18 anni a volte scompaiono poco prima di raggiungere quell’eta’” mentre “in Grecia molti bambini non accompagnati che sono messi in appositi centri, ci restano solo per pochi giorni dopo cui scompaiono per continuare il viaggio attraverso l’Europa”. In Svezia, poi, continua il network dei difensori civici dei bambini, “il problema dei bambini che scompaiono e’ noto da anni”.
Un dato questo, evidenziato anche dall’Agenzia europea per i diritti fondamentali (Fra), che riporta come “secondo la polizia svedese, circa il 25% di bambini non accompagnati scompaia dalla propria sistemazione”. Anche l’Agenzia Ue parla poi di “ritardi nella nomina dei tutori per i minori” soprattutto in Austria, Slovenia e Svezia. Ma i problemi per i minori sono anche molti altri: “In Austria i bambini non accompagnati devono firmare documenti anche se non ne capiscono pienamente il significato”, riporta la Fra, mentre “in Bulgaria i bambini richiedenti asilo continuano ad essere fuori dal sistema educativo e in Germania aspettano per diversi mesi prima di potere accedere all’educazione obbligatoria”. (Dire)
Lascia un commento