Julian Assange è vittima di una “detenzione illegale”: questo il parere dell’Onu, giunto poco dopo le dichiarazioni del fondatore di Wikileaks, rifugiato nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra dal 2012, che aveva annunciato che si consegnerà alla polizia britannica in caso di un verdetto sfavorevole dal gruppo di lavoro dell’Onu sugli arresti. E’ quanto rivela la Bbc.
Un parere, quello dell’Onu, irrilevante per la giustizia britannica e svedese ma utile alla causa mediatica di Assange che ora potrà sostenere di avere l’Onu dalla sua parte. Assange aveva anche detto che in caso di sfavorevole, abbandonerà la legazione diplomatica lo stesso giorno. Nel suo account di Twitter, Assange aveva spiegato che è disposto ad “accettare l’arresto della polizia britannica”, se non ci sono aspettative serie di un nuovo appello nei tribunali. Ma in caso contrario, afferma il fondatore di Wikileaks, se si stabilisce che questi Paesi hanno agito in modo illegale, “spero che mi venga restituito immediatamente il mio passaporto e che cessino i tentativi di arrestarmi”.
Lo scorso 19 giugno Assange ha girato la boa dei tre anni rifugiato nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra. Il giornalista australiano chiese protezione dopo che il lungo processo nel Regno Unito si era concluso con la decisione di consegnarlo alla Svezia, dove e’ indagato per reati sessuali. Assange vuole evitare l’estradizione in Svezia, perche’ teme di essere consegnato alla giustizia americana: in Usa rischia un processo per aver violato segreti sulla sicurezza del Paese, pubblicando materiale riservato su Wikileaks.
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