“Da cinque anni, ogni giorno, più di 3.000 bambini siriani sono stati costretti a lasciare le loro case a causa della guerra in Siria e sono più di 5,8 milioni i bambini sfollati all’interno del Paese o rifugiati nei paesi confinanti: più dell’intera popolazione della Norvegia o dell’Irlanda. Oltre 6 milioni i minori vittime del conflitto. Stiamo rischiando di perdere un’intera generazione di bambini in Medioriente”. Questo l’allarme lanciato da Marco Guadagnino, Portavoce Programmi Internazionali di Save the Children, l’Organizzazione internazionale dedicata dal 1919 a salvare i bambini in pericolo e tutelarne i diritti, mentre a Londra prende il via la Conferenza dei donatori sulla Siria.
“Sono 2,8 milioni i bambini siriani che non vanno a scuola nel Paese e in quelli limitrofi. L’educazione è una forma essenziale di protezione dei minori in contesti di crisi, che garantisce anche alle famiglie opportunità di crescita e sviluppo. Prima dell’inizio della guerra, il tasso di scolarizzazione in Siria si avvicinava alla totalità e ora è sceso al 6% in alcune parti del Paese. Una scuola su quattro è stata danneggiata o occupata”, continua Marco Guadagnino.
Nella giornata di ieri Save the Children ha realizzato un’azione dimostrativa, ricreando un’aula bombardata di fronte a Westmister, al fine di ricordare ai partecipanti, ai donatori e alla comunità internazionale la drammatica condizione che stanno vivendo milioni di bambini siriani, che hanno visto le loro scuole bombardate e sono stati lasciati senza la possibilità di ricevere un’educazione e quindi privati dell’opportunità di costruirsi un futuro. Inoltre, l’organizzazione ha realizzato un video virale, diffuso sul web, nel quale la voce fuori campo di un’insegnate siriana fa l’appello in una scuola distrutta dalla guerra, ma purtroppo, mentre la telecamera inquadra macerie e banchi distrutti, nessuna voce di bimbo risponde. Quei bambini sono stati uccisi, sono dovuti scappare o non hanno più la possibilità di frequentare quella scuola perché è ormai troppo insicura o arrivarci è troppo pericoloso.
“Il nostro messaggio ai leader riuniti a Londra e all’intera comunità internazionale è molto chiaro: a partire dal prossimo anno scolastico, ogni bambino siriano deve avere l’opportunità di imparare. Non possiamo rimanere a guardare e accettare di perdere un’intera generazione di bambini che rischia di non avere mai la possibilità di andare a scuola”, spiega Guadagnino. “Sul tema dell’educazione, la conferenza dei donatori può raggiungere risultati tangibili e per questo chiediamo loro un impegno in questa direzione”.
Save the Children chiede ai delegati presenti alla conferenza di incrementare i finanziamenti all’educazione stanziando almeno 1,4 miliardi di dollari l’anno, per sostenere il rafforzamento dei sistemi scolastici, la ricostruzione di scuole, la formazione e il sostegno agli insegnanti, oltre al consolidamento dei programmi di educazione informale. È inoltre necessario mettere in atto politiche che garantiscano l’accesso all’educazione a tutti i bambini siriani, sia nel Paese che in quelli limitrofi, facilitando meccanismi di registrazione e di certificazione riconosciuti nell’intera regione e garantendo un supporto psicosociale ai minori più vulnerabili.
“È necessario cogliere l’opportunità della Conferenza per fare ulteriore pressione sulle parti in conflitto affinché proteggano gli studenti, gli insegnanti e le scuole dagli attacchi”, prosegue il Portavoce di Save the Children. “Da quasi mezzo decennio, i bambini siriani non solo sono costretti a lasciare le proprie case e si vedono negare il diritto a un’istruzione, ma devono affrontare le bombe, la fame e le malattie. Nonostante le difficoltà e la ferocia della guerra, la Conferenza dei donatori può diventare l’occasione concreta di fare la differenza nelle loro vite in maniera significativa”.
In una lettera al Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Paolo Gentiloni, Save the Children Italia ha sottolineato l’importanza dell’impegno già dimostrato dall’Italia nel sostegno all’educazione dei bambini siriani e ha chiesto al Ministro di farsi portavoce delle richieste dell’Organizzazione alla Conferenza dei Donatori di Londra. L’Organizzazione ha inoltre ribadito che gli impegni non possono prescindere da un più ampio sforzo a tutela dei minori in transito e richiedenti asilo, che devono poter accedere ai servizi di base e vedere riconosciuti i loro diritti fondamentali nei Paesi ospitanti.
Save the Children lavora in Siria e nei Paesi della regione che ospitano i rifugiati, come Libano, Giordania, Iraq ed Egitto. L’Organizzazione fornisce cibo, acqua, assistenza sanitaria, rifugi, protezione ed educazione, raggiungendo oltre due milioni di bambini dall’inizio del suo intervento. La crisi in Siria rappresenta la più grande risposta umanitaria mai implementata da Save the Children.
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