Gentile Senatrice, gentile Senatore, in questi giorni di forte presenza delle famiglie omogenitoriali sui media oltre che in aula a Palazzo Madama, gli ultimi dubbi del cittadino comune sulla provenienza dei bambini adottabili nell’ambito della prospettata stepchild adoption sono stati dissipati: quei bambini proveranno dall’eterologa e dalla surrogata, sono già nati o verranno fatti nascere semi-orfani, cioè mancanti di uno dei due genitori biologici, allo scopo di essere successivamente adottati. Il caso del senatore Lo Giudice parla chiaro, così pure la lettera delle due “mamme” di figli acquistati in vitro, con padre fatto sparire e ucciso simbolicamente, portata in Aula dalle onorevoli Valeria Fedeli e Monica Cirinnà confermano: senza bambini fatti nascere semi-orfani, la stepchild adoption non ha campo di applicazione. Come genitori di figli omosessuali non crediamo che l’omologazione dell’unione omosessuale alla famiglia uomo-donna-bambino, cui ambisce il DDL, cambierà in positivo la “visione sociale dell’omosessualità” (parola di Lo Giudice); se mai genererà un’avversione verso quegli omosessuali che antepongono i loro diritti di adulti a quelli del bambino.
In generale, così come in questo caso, l’omologazione dell’Altro a sé è soprattutto sintomo di mancata accettazione del diverso, è segno di omofobia non elaborata da parte della società che a tutt’oggi non riesce a immaginare l’Altro, cioè la persona omosessuale, se non uguale agli altri, ossia se non vive in un matrimonio “ugualitario”. Non è un caso che in Italia l’omologazione dell’omosessualità sia fortemente rivendicata, oltre che dai neoliberali, da quell’area politico-culturale di sinistra radicale, i cui precursori per decenni sono rimasti in silenzio di fronte alle migliaia di omosessuali periti nei Gulag dell’Unione Sovietica e di fronte alle persecuzioni di Cuba. Non è ancora un caso che l’omologazione degli omosessuali sia promossa da quei Paesi occidentali, in cui storicamente più lo Stato si è reso colpevole di crimini contro gli omosessuali, come avvenuto nei Paesi di cultura anglosassone (azioni penali in 20 Stati USA fino al 2003, pena di morte fino a metà 800 nel Regno unito), in Olanda (pogrom e roghi in piazza), in Germania (persecuzione per legge fino al 1973), per citarne solo alcuni esempi. L’Italia non ha mai conosciuto forme così violente di omofobia, vi è sempre stata, pur nei limiti che nessuno deve negare, maggiore comprensione umana e tolleranza nei confronti del diverso rispetto ai Paesi menzionati, in cui a tutt’oggi la condizione degli omosessuali non risulta certo essere più favorevole. Gli italiani – per precisione il 73% secondo gli ultimi sondaggi – si prendono a cuore la questione dei “figli naturali già esistenti” delle coppie omosessuali, non hanno paura di chiedere “da dove vengono i bambini adottabili”.
L’accusa di essere “retrogradi”, “medievali”, “oscurantisti”, “omofobi latenti” ecc. ha scarso effetto sulla maggioranza degli italiani. Con ciò abbiamo presente la sofferenza dei nostri figli omosessuali anche in Italia, ma a loro non sono utili semplificazioni a livello istituzionale come quelle contenute nel DDL nella sua attuale forma. Gentile Senatrice, gentile Senatore, nel caso la legge passi così com’è – cioè con la stepchild adoption -, difficilmente la questione finirà lì. Lei e il suo partito dovranno ripetere ancora tante volte “l’utero in affitto non ha nulla a che fare con la stepchild adoption” e ogni qualvolta lo si dirà, si allargherà lo scollamento tra Istituzioni e cittadini comuni. Nella speranza di essere ascoltati, salutiamo con cordialità Michele Gastaldo per la Presidenza AGAPO
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