A titolo personale e non come dirigente della Società Scientifica di Igiene e Medicina preventiva, invio alcune riflessioni sul problema dei punti nascita, col solo intento di contribuire ad approfondirne la discussione. Mi sono sorpreso più volte a pensare da solo, ma recentissime notizie di cronaca (vedi ospedale di Atri) mi suggeriscono di scrivere: mi sono chiesto più volte, da che cosa nasce il giudizio che i punti nascita di alcuni ospedali d’Abruzzo vanno chiusi per motivi di sicurezza? Vi chiedo se potete aiutarmi a capire e rispondere a queste domande: in questi ospedali la mortalità perinatale (in sintesi, i nati morti e i deceduti nei primi 7 giorni di vita) o la mortalità neonatale (i morti nei primi 28 giorni di vita) sono significativamente più alte rispetto a quelle degli ospedali abruzzesi più grandi? E questi tassi di mortalità nei più grandi ospedali che valore hanno rispetto, per es., a quelli della media italiana? Ancora, nei piccoli ospedali, o almeno in quelli di cui si vogliono chiudere i punti nascita, nascono bambini con qualche malformazione in misura maggiore rispetto ai grandi ospedali?
Inoltre, le statistiche riguardanti le sofferenze fetali (e relativi danni) legate al travaglio e al parto, che cosa ci dicono? E i parti cesarei? La mortalità e la morbosità materna correlate al travaglio e/o al parto sono eventi più frequenti in questi ospedali più piccoli? Che differenza c’è fra i vari ospedali? Guarda caso, nei mesi scorsi, le morti di alcune madri gravide e loro feti, si sono verificate in grandi ospedali cioè in quelli che dovrebbero dare la massima sicurezza all’evento gravidanza e parto, eventi naturali che vanno assecondati. Qualcosa non torna …
“I dati che stanno emergendo ci dicono che le percentuali di rischio nei nostri reparti sono superiori alla media nazionale” ha dichiarato mesi fa l’assessore regionale alla sanità. Perché non li comunica, dati e loro fonti? E poi questi dati stanno emergendo solo adesso, dopo 18 mesi di governo di centro-sinistra? Prima non c’erano problemi di sicurezza? E poi quali reparti, di quali ospedali? Torniamo alle domande precedenti. Hanno dichiarato: “i tre criteri di misurazione della sicurezza sono la competenza, l’esperienza e i volumi di attività. Avere tutto sotto casa non vuol dire avere una sanità di qualità”, ma nemmeno averlo lontano da casa significa qualità.
Stabilire che la sicurezza dipenda dal numero dei parti (almeno 500 anno) è falsa scientificità, è fanta-medicina. I dati statistici su richiamati – non manipolati – sono gli unici indicatori che ci possono aiutare a fare scienza. Con la necessità di partorire a decine e decine di chilometri da casa, allora sì che si può ipotizzare una serie di rischi per la sicurezza delle madri, dei bambini e degli altri famigliari. Con le corse per cercare di arrivare in tempo e non partorire per strada, col via vai dei parenti che andranno a trovare bimbo e madre …
Da Sulmona ad Avezzano occorrono un 45 minuti di tempo in macchina, altrettanti circa da Penne a Pescara e da Atri a Teramo, se non ci sono interruzioni di qualche genere. E se le acque si rompono improvvisamente, non attese? Oppure, per ragioni di sicurezza ci si comincerà a ricoverare giorni e giorni prima della data presunta del parto? Mia moglie ha partorito il secondo figlio, quasi in pronto soccorso a Pescara, vestita. Alle 6.30 tutto tranquillo, alle 6.40 apriti cielo! Ma per fortuna l’ospedale è raggiungibile in pochi minuti!
L’unica cosa vera può essere l’altra affermazione: c’è necessità di ridurre i costi. Ma siamo sicuri che queste chiusure rappresenteranno una reale riduzione dei costi? Questa è la programmazione regionale di cui ho sentito parlare: si affiderà al 118 (come se finora lì non avessero niente da fare: penso che dovranno imparare anche a fare le ostetriche!) il coordinamento di una serie vitale di attività come l’implementazione del sistema informatico, il collegamento continuo con i centri nascita e il controllo dei posti letto, la istituzione di una linea telefonica dedicata. Il 118 sarà adeguato con un potenziamento dei mezzi di soccorso, grazie ad un investimento di dieci milioni di euro utilizzato per svecchiare i mezzi obsoleti e adeguare le elisuperfici ai requisiti richiesti dalla normativa vigente (primo grande risparmio!). Poi ci sarà la programmazione sul trasporto perinatale. Nei casi di reparti collocati in territori orograficamente critici, il protocollo regionale prevede, ad integrazione, la presenza dell’elisoccorso notturno ed una sorta di pronto soccorso ostetrico, grazie alla reperibilità … Come si vede tante occasioni di risparmio (!), e perso per perso a questo punto qualche mamma potrà decidere tranquillamente di andare a partorire fuori regione, incrementando così la famigerata mobilità passiva, l’Abruzzo che darà soldi ad altre regioni: altra occasione di
risparmio (!) …
La nostra salute, la nostra sicurezza sono in mano a questi grandi esperti e ai loro consiglieri!!! Obbedire servilmente a decisioni centrali e/o non avere la capacità di cambiare le proprie idee, vogliono dire solo una cosa: o abbiamo a che fare con i più grandi dei saggi o abbiamo a che fare con i più sciocchi fra gli stolti. Per finire, non ho sentito più parlare dell’ipotesi di costruire un nuovo ospedale tra Pescara e Chieti. Forse avevano riaperto i manicomi !
Mario Lizza
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