All’estero il suo talento e’ ormai conclamato, ma gli italiani si sono accorti di lui soltanto ieri sera, quando dal palco di Sanremo ha conquistato pubblico e telespettatori. Il magazine SuperAbile aveva gia’ notato Ezio Bosso, dedicando una pagina dell’ultimo numero al musicista con disabilita’, ma sopratutto con carisma e bravura da vendere.
“Torinese, classe 1971, nel 1985, appena quattordicenne, inizia la sua carriera come bassista degli Statuto, icona del movimento mod italiano – riferisce Storto – Appena due anni dopo, come pianista classico, gia’ calca i palcoscenici di mezzo mondo: New York, Londra, Parigi, Tokyo, pare che nulla possa fermarlo. Nemmeno il tumore al cervello che nel 2013 lo ha costretto a un intervento invasivo, cambiandogli di nuovo la vita“.Un cambiamento che Bosso ricorda cosi’:”Ho perso molte facolta’ in quel periodo – ricorda -. Della musica avevo memoria, ma non riuscivo piu’ ad applicarla. Per un po’ ho dovuto imparare a farne a meno, iniziando pero’ a capire che, per quanto totalizzante sia, non rappresenta l’intera esistenza”.
Oggi Bosso si definisce un uomo “con una disabilita’ evidente, in un mondo pieno di gente con disabilita’ che non si vedono”. Dopo l’intervento parla a fatica, e cammina aiutandosi con un bastone; ma ben presto le sue mani hanno ricominciato ad accarezzare in lungo e in largo il pianoforte.”La musica – spiega – non e’ qualcosa che possa essere “creata”: perche’ c’e’ sempre stata, trascende la vita delle persone. Anche chi e’ convinto di farlo, in realta’ si limita a trascriverla. Durante la riabilitazione la sentivo come “scomposta”, mi sembrava di non capirla. Ma proprio allora ho compreso che, per la musica, gli uomini sono soltanto un medium. Per questo – chiarisce -il concetto di disabilita’ non mi spaventa. In convalescenza ero terrorizzato dall’idea di non riuscire piu’ a suonare: ma quell’esperienza mi ha insegnato, ancora meglio, ad ascoltare. E ho sempre creduto che, prima ancora che dalle mani, la grandezza di un musicista passasse dal suo udito”.
Ezio Bosso, ieri sera, ha parlato senza “la donna bionda che di solito traduce quello che dico”. Si e’ fatto capire benissimo, sebbene le parole tendano a inciampargli in gola e in bocca: e poi “stasera sono emozionato e parlo ancora peggio del solito”, ha detto, ironizzando sul male che gli rende difficile il controllo del linguaggio, dei muscoli, delle dita. Eppure quelle mani, che si muovono in modo scomposto quando parla, sono diventate obbedienti e precise nel momento in cui le ha posate sul piano, per eseguire il suo brano “Following the bird”, tratto dal suo primo, recente album, “The 12th Room”. “Sono negato con i titoli – ha detto – per questo li faccio in inglese. Perche’ l’inglese fa subito fighetto”.
Ha fatto ridere e ha fatto piangere, il musicista torinese 45enne, trapiantato a Londra e ormai abituato ai palchi internazionali. “La musica , come diceva il grande maestro Abbado, e’ la nostra vera terapia“, ha detto. Solo un assaggio della sua “filosofia”, che ha incantato e commosso tanti di coloro che lo ascoltavano. “Perdersi e perdere serve per imparare a seguire”, ha detto ancora, parafrasando il titolo del brano scelto per il palco di Sanremo, lo stesso con cui apre tutti i suoi concerti. Stamattina, Bosso e’ ufficialmente una star anche in Italia, che finora lo aveva considerato solo un autore di colonne sonore, per via del suo sodalizio con Gabriele Salvatores: adesso il suo paese ha finalmente riconosciuto il talento che c’e’ in lui. E lo ha salutato con una standing ovation, diretta alla sua esecuzione artistica ma anche alla sua grande lezione di umanita’. E di vitalita’, nonostante tutto. (Redattore Sociale-Dire)
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