Alessandro Pajno al Consiglio di Stato

Le grandi questioni che agitano il diritto amministrativo si collocano in un contesto dì cambiamento che, sotto diversi aspetti, investe oggi il paese e la società, e si concretizzano in una duplice crisi del sistema pubblico, quella dell’amministrazione. Si tratta di uno scenario in cui non può che essere direttamente chiamata in causa anche la giustizia […]

Le grandi questioni che agitano il diritto amministrativo si collocano in un contesto dì cambiamento che, sotto diversi aspetti, investe oggi il paese e la società, e si concretizzano in una duplice crisi del sistema pubblico, quella dell’amministrazione. Si tratta di uno scenario in cui non può che essere direttamente chiamata in causa anche la giustizia amministrativa chiamata a rivestire un ruolo primario nel rispondere alle esigenze di legalità ed efficienza dei cittadini, mediante la risoluzione di questioni complesse e l’interpretazione di normative talvolta incomprensibili.

Una giustizia che, pur con le sue reali difficoltà, si impegna a far fronte alle sfide di cambiamento che i tempi impongono, come emerge dalle riforme in atto. Riforme attraverso le quali occorre restituire la giustizia amministrativa alla comprensione dei cittadini e al rapporto con le altre Istituzioni, mediante una serie di interventi, in gran parte attuabili a legislazione vigente, che valorizzino gli strumenti già esistenti e ne consentano in rilancio, da declinare lungo tre direttive principali: rilancio delle funzioni giurisdizionali, ispirato ai valori della chiarezza e della comprensibilità degli indirizzi, dell’adeguatezza dei tempi del processo, al dialogo tra giurisdizioni, “al respiro europeo” del giudice amministrativo; rilancio delle funzioni consultive, sia sugli atti normativi sia sulla risposta ai quesiti, anche in funzione di prevenzione del contenzioso; rilancio in chiave contemporanea dell’organizzazione della giustizia amministrativa, perseguendo un principio di efficienza e di fruibilità del servizio secondo meccanismi propri di un’amministrazione moderna e privilegiando le funzioni di comunicazione, studio e ricerca, informatica e statistica. In particolare, il rilancio delle funzioni giurisdizionali richiede un rafforzamento dello strumento della funzione nomofilattica, nel suo significato di “garanzia dell’uniforme applicazione della legge”, per fare in modo che il sistema giuridico continui ad evolversi, seppur in una cornice che tenga fermi i pilastri che assicurano l’affidabilità del sistema stesso. Resta poi da garantire l’adeguatezza dei tempi del processo, sia mediante l’introduzione e applicazione delineati speciali accelerati, sia attraverso ulteriori iniziative, quali quelle riguardanti l’attuazione del principio di sinteticità degli atti, quelle necessarie per evitare l’abuso del processo, quelle finalizzate alla creazione anche nella giustizia amministrativa di un “Ufficio del processo”.

Alla questione dei tempi, tuttavia, un impulso fondamentale arriverà senz’altro del l’attuazione del Processo Amministrativo Telematico che, dal primo luglio prossimo,porrà la giustizia amministrativa dinanzi ad una grande sfida di innovazione e modernità, da vincere non soltanto nell’interesse dei magistrati e segreterie, ma anche e soprattutto degli utenti tutti e di un servizio-giustizia più moderno, efficiente e vicino alle esigenze dei suoi fruitori. Si tratta certamente di obiettivi ambiziosi, che non potranno essere realizzati se non rafforzando sia il dialogo esterno, mediante un maggior coinvolgimento degli altri attori del sistema istituzionale e sociale, che il dialogo interno, facendo leva sul l’apporto decisivo del Consiglio di Presidenza e sulla collaborazione di tutti i magistrati ed il personale amministrativo. Il programma è impegnativo e ha lo scopo di mantenere la giustizia amministrativa nella contemporaneità. L’impegno è gravoso ma in questi primi giorni qualche segnale è stato già dato.

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