Sono 400mila i lavoratori dell’agricoltura coinvolti nel fenomeno del caporalato, l’80% stranieri. Almeno 100mila soffrono anche un disagio abitativo e ambientale. Il salario giornaliero è del 50% inferiore rispetto a quello previsto dai contratti nazionali, pari quindi a circa 25-30 euro per più di 12 ore di lavoro. A questi vanno sottratto 5 euro per il trasporto più l’acquisto di acqua e cibo, l’affitto degli alloggi (fatiscenti) e l’acquisto eventuale di medicinali. Questi alcuni dei dati che fornisce Assosomm nel corso del convegno “Attiviamo lavoro. Le potenzialità del lavoro in somministrazione nel settore dell’agricoltura’, oggi a Roma, organizzato da The European House Ambrosetti alla sala polifunzionale di Palazzo Chigi.
Il settore agricolo, che in Italia rappresenta il 2% del valore aggiunto complessivo prodotto, per un valore di 32 miliardi, vede un peso rilevante dell’economia sommersa, pari al 15,4% del valore aggiunto prodotto. Con 905mila occupati nel 2013, il 3,7% del totale, il settore agricolo è quello che manifesta la maggiore incidenza del sommerso occupazionale. Il tasso di irregolarità in agricoltura è l’unico a essere aumentato, passando dal 18,5% del 2000 al 22,3% del 2013. Nello stesso periodo il tasso di irregolarità è passato dal 13,9% al 12,8% per il totale dell’economia, dal 9,1% all’8,9% per l’industria e dal 15,5% al 13,6% per i servizi. Sono almeno 80 i distretti agricoli nei quali si pratica il caporalato, in 33 sono state riscontrate condizioni di lavoro indecenti, in 22 condizioni di lavoro gravemente sfruttato, negli altri si consuma “solo” l’intermediazione illecita di manodopera. (Dire)
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