Le banche e la loro associazione (ABI) amano giocare sul dato delle sofferenze bancarie per tranquillizzare BCE e la Borsa sulla loro disastrosa condizione. Nonostante i tentativi disperati dell’ABI, i 350 miliardi di crediti deteriorati delle banche italiane ormai sono noti a tutti. A dichiararlo il presidente nazionale di Confedercontribuenti, Carmelo Finocchiaro che aggiunge: – “dal report di febbraio in poi, l’ABI indicherà soltanto le sofferenze nette, cioè al netto delle svalutazioni fatte dalle banche mettendole a bilancio. In pratica in presenza di 350 miliardi di crediti deteriorati (sofferenze+incagli) e 200 miliardi di sofferenze, l’ABI ha pubblicato soltanto il dato di 89 miliardi di sofferenze nette”.
Intanto con le nuove norme europee sul bail-in sono migliaia i correntisti che devono stare attenti, perché rischiano di fronte a questi dati con il “trucchetto” i propri risparmi e le proprie disponibilità sui conti correnti.
“Discorso a parte, riguarda anche il dato sui miliardi di contenzioso che le banche hanno per avere applicato l’ anatocismo e cosa ancora più grave ‘usura’ – aggiunge Finocchiaro.
Il sistema bancario italiano è gravato da una quantità di sofferenze che non ha uguali in Europa, circa il doppio della media comunitaria. E proprio per “questo” i gruppi bancari vogliono occultare la verità sulle loro scelte gestionali “scellerate” di questi anni.
“E’ necessario fare chiarezza e Banca d’Italia deve dire la sua su questi dati, mentre il Parlamento deve andare avanti con la commissione d’inchiesta sui crimini bancari in Italia” – conclude Finocchiaro.
Confedercontribuenti: “Basta con i trucchetti contabili delle Banche. Si indaghi sui crimini bancari”
Le banche e la loro associazione (ABI) amano giocare sul dato delle sofferenze bancarie per tranquillizzare BCE e la Borsa sulla loro disastrosa condizione. Nonostante i tentativi disperati dell’ABI, i 350 miliardi di crediti deteriorati delle banche italiane ormai sono noti a tutti. A dichiararlo il presidente nazionale di Confedercontribuenti, Carmelo Finocchiaro che aggiunge: – […]
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