Nella seduta dello scorso martedì, il relatore al Senato della Riforma del Terzo Settore ed il rappresentante del Governo hanno iniziato ad esprimere il loro parere sugli emendamenti.
Abbiamo constatato, con grande sconcerto, che su molti di quelli che avevamo suggerito e che erano stati presentati, è stato pronunciato parere negativo. Rimaniamo oltremodo sorpresi, avendo più e più volte, e in diverse sedi, presentato pubblicamente, anche alla presenza di esponenti di Governo e Parlamento, le nostre istanze che sono sempre frutto di un lungo lavoro partecipato con le realtà che rappresentiamo.
Sul tema dell’autofinanziamento e su quello della valorizzazione del volontariato le nostre richieste appaiono completamente ignorate: avevamo invitato a porre una particolare attenzione al tema del riconoscimento delle attività di autofinanziamento che per moltissime organizzazioni rappresentano la principale fonte di sostentamento, nonché garantiscono autonomia ed un rapporto fiduciario costante con i soci e i cittadini nelle comunità locali. Al contrario, ci sembra che l’intenzione sia quella di assimilare queste realtà ad imprese con finalità commerciali. Con evidenti enormi danni che ne conseguirebbero. Anche l’emendamento 5.3 del relatore, così come riformulato nella stessa seduta su richiesta del rappresentante del Governo, ci lascia esterrefatti. Riconoscendo e favorendo «la specificità delle organizzazioni di soli volontari» rimarca una piena distanza dalla nostra proposto di valorizzare e semplificare la normativa sull’associazionismo per consentire una più ampia partecipazione dei cittadini ad esperienze di volontariato.
Rileviamo poi, anche su altri aspetti della Riforma, una indubbia confusione che non aiuta a fare chiarezza nel complesso lavoro di disciplina del nostro vasto mondo. Solo come Forum rappresentiamo 80 associazioni a livello nazionale, nelle quali si riconoscono oltre 100mila enti di terzo settore italiano. Ci consideriamo i principali destinatari di questa Riforma e riteniamo di esprimere proposte e istanze del tutto fondate e ragionevoli e che Governo e Parlamento hanno tutto il dovere di prendere in seria considerazione.
Vogliamo rimarcare la nostra assoluta distanza dalla piega che sta prendendo l’iter di discussione al Senato, e siamo pronti a farlo anche attraverso forme di mobilitazione. La nostra preoccupazione è di avere una Riforma che non promuova e valorizzi il terzo settore ma che lo mortifichi, lo imbrigli e lo sottoponga esclusivamente a sterili controlli.
Ci appelliamo per questo al Presidente del Consiglio, al Ministro per le Riforme, al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali e a tutte le rappresentanze parlamentari perché la riflessione su temi così rilevanti non venga strozzata da questi pareri e perché si abbia una Riforma giusta e condivisa dai destinatari.
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