Le segreterie provinciali di Pescara di Cgil-Cisl-Uil, Spi Cgil, Fnpcisl e Uil pensionati hanno scritto una lettera al sindaco del capoluogo adriatico e all’assessore alle Poliche sociali nella quale chiedono “per il 2016 il ripristino delle risorse tolte al sociale nel 2015 in ragione di 1.843.849,39 euro, con particolare riferimento alla spesa per l’assistenza domiciliare; l’attuazione delle attivita’ previste dalla Piattaforma sindacale presentata il 4 marzo 2015, alla luce della persistenza, se non del peggioramento, delle condizioni socio-economiche del territorio; l’impegno della Giunta alla definitiva sistemazione della casa di riposo comunale data la scarsita’ di strutture sociali residenziali per anziani sul territorio cittadino”. Il taglio, pari appunto a 1.843.849,39 euro – rilevano in una nota i sindacati – “ha comportato tra l’altro una rilevante riduzione del numero degli utenti dell’Assistenza Domiciliare e Domiciliare integrata per anziani e disabili, pur rimanendo inalterata la media delle ore individuali di servizio. Gli utenti sono passati , con sistematica riduzione annuale, dai 630 del 2010 ai 328 del 2015 con il taglio piu’ rilevante tra il 2014 e il 2015.
Il taglio non e’ stato neanche compensato in modo significativo dalle varie forme di Assistenza Domiciliare che sono state attivate con progetti destinati ai disabili e finanziati da altri Enti pubblici e che dovevano avere carattere aggiuntivo e non sostitutivo dei servizi che il Comune di Pescara e’ tenuto ad assicurare quali livelli essenziali di assistenza del Piano di Zona dei Servizi Sociali. Se si considera che la popolazione pescarese e’ costituita da 22.725 ultrasettantenni , cioe’ circa il 19% della popolazione totale, che il 38% di essi e’ a rischio di invalidita’ e una parte considerevole dei 9.823 cittadini ultraottantenni vive sola – affermano le organizzazioni – non e’ accettabile che neanche il 5% degli anziani usufruisca di un livello essenziale di assistenza quale l’Assistenza domiciliare. Ne’ il basso numero di assistiti puo’ essere giustificato con la carenza di domande poiche’ questo non e’ sinonimo di assenza di bisogni, dato il numero elevato di anziani ultraottantacinquenni che vivono soli. Altresi’ – evidenziano i sindacati nella lettera – non e’ accettabile un approccio ragioneristico e non politico ai problemi sociali da parte di un’amministrazione che si definisce di centro-sinistra, vicina ai cittadini, cosi’ come ancora una volta dimostrato dall’articolo apparso sulla stampa del 22.02.2016, intervista all’assessore alle Finanze, in cui si vuole dimostrare come servizi a domanda individuale ad alto impatto sociale quali asili nido, mense scolastiche e casa di riposo non hanno la copertura totale dei costi da parte dell’utenza. Al di la’ del fatto che la norma non richiede la copertura tariffaria del 100% dei servizi a domanda individuale ma di almeno il 36%, percentuale ampiamente superata dalla media dei tre servizi, va ricordato il valore sociale degli stessi servizi . Inoltre, va sottolineato che, nel caso di copertura totale dei costi da parte dell’utenza, sarebbe sufficiente il rapporto diretto societa’ privata e utenti. Non si capirebbe, quindi – concludono i sindacati – la mission della politica che oggi amministra la Citta’ e che dovrebbe garantire l’accesso ai servizi essenziali da parte di tutti i cittadini, al di la’ delle condizioni economiche dei singoli”.
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