Amnesty International ha sollecitato le autorità del Bahrein a rilasciare immediatamente Zainab al-Khawaja, l’attivista per i diritti umani arrestata il 14 marzo insieme al figlio di 15 mesi.
“Zainab al-Khawaja e la sua famiglia sono costantemente presi di mira dalle autorità bahreinite per le loro denunce sulle violazioni dei diritti umani” – ha dichiarato James Lynch, vicedirettore del programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International.
“Zainab al-Khawaja è stata condannata solo per aver strappato una foto e aver cercato di visitare il padre in carcere. Se il suo arresto significa che inizierà a scontare la pena, Amnesty International la considererà prigioniera di coscienza, imprigionata solo per il pacifico esercizio del diritto alla libertà d’espressione” – ha aggiunto Lynch.
Secondo Maryam al-Khawaja, sorella di Zainab, nel pomeriggio del 14 marzo 15 jeep della polizia hanno chiuso la strada dove si trova l’abitazione della famiglia. Gli agenti hanno poi hanno proceduto all’arresto all’interno della casa.
Dall’inizio della rivolta del 2011, Zainab al-Khawaja è una protagonista dell’attivismo per i diritti umani in Bahrein. Da allora, ha trascorso quasi un anno e mezzo in carcere. Ora rischia una condanna a tre anni e un mese di carcere, oltre a una multa di 3000 dinari per vari capi d’accusa, tra cui aver strappato una fotografia del re. Se non pagherà la multa, il periodo di detenzione sarà esteso di un anno e mezzo.
Il padre di Zainab, Abdulhadi al-Khawaja, noto attivista e prigioniero di coscienza, è all’ergastolo dal 2011. La sorella Maryam è accusata di “aggressione a un pubblico ufficiale” che la stava perquisendo. La stessa Maryam al-Khawaja, che vive in esilio, ha riferito ad Amnesty International di temere che l’arresto di Zainab sia legato alle sue recenti denunce sulle violazioni dei diritti umani in Bahrein.
“Le assurde imputazioni contro Zainab al-Khawaja non sono riconosciute dal diritto internazionale e dimostrano fino a che punto le autorità del Bahrein sono disposte ad arrivare pur di ridurre al silenzio la libertà d’espressione e il dissenso pacifico” – ha commentato Lynch.
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