I ragazzi? Comunicano in Internet senza nessuna sicurezza e il 20% di essi ha ricevuto immagini pedopornografiche e pornografiche non volute e tentativi di adescamento. In un mondo giovanile in cui Whatsapp è uno dei social più utilizzati, vanno allo sbando senza “cinture di sicurezza”. E gli adulti non sanno che cosa fare. I dati sono emersi dall’indagine conoscitiva Emozioni e comportamenti dei minori nella Rete condotta dall’Associazione Meter Onlus di don Fortunato Di Noto (www.associazionemeter.org) nelle scuole italiane, presentata oggi nella Sede nazionale Meter di Avola (Via Corrado Santuccio, 13).
L’analisi dei dati indica che i minori navigano su Internet mediante smartphone (37%), pc (26%), tablet (16%), iPhone (11%), iPad (7%), altro dispositivo (3%) (item 2), utilizzando Internet per chattare (26%), scaricare musica, foto e video (22%), giocare (19%), navigare in rete (18%), fare i compiti (15%).
Sono emerse differenze significative legate alla variabile sesso; i maschi preferiscono giocare online (61% vs 39%), mentre le femmine preferisco chattare (57,2% vs 42,8%) e scaricare foto, musica e video (59,1% vs 40,9%).
Il 96,4% dei minori utilizza Youtube, in particolare per guardare video e per ascoltare musica (79,5%), scaricare video e musiche (16,3%), inserire video (4,3%) (item 8). Nello specifico, i minori dichiarano di inserire, ascoltare e guardare un certo tipo di video: il 57,6% musicali, il 28,1% comici, il 14,3% giochi, lo 0,1% sessuali. Dall’analisi dei dati emergono differenze legate alla variabile sesso: le femmine preferiscono inserire, ascoltare e guardare video musicali (67,4% vs 32,6%); i maschi preferiscono i giochi (79,6% vs 20,4%).
Il campione utilizza Internet per chattare attraverso i seguenti social network: Whatsapp (47,1%), Facebook (32,6%), Instagram (11,2%), Messenger (3,6%), Twitter (2,8%), Ask (1,7% ), Altri social (1,1%). In riferimento alla variabile sesso, le femmine utilizzano maggiormente i social network rispetto ai maschi. In particolare, le femmine preferiscono sia Whatsapp (58,6% vs 41,4%) sia Twitter rispetto ai maschi (66% vs 34%).
I dati riportati dall’indagine conoscitiva hanno chiaramente messo in evidenza che il 20,3% (vs 79,7%) dei minori afferma di aver ricevuto immagini non adatte alla loro età. Nello specifico, l’83,7% delle immagini sono a sfondo sessuale (es. foto porno), l’8,9% violente (es. bambini violentati dall’Isis), il 4,4% pubblicitario, il 3% finalizzati all’adescamento. Sono emerse differenze significative legate alla variabile sesso: i maschi ricevono maggiormente immagini violente e pubblicitarie (83,3% vs 16,7%), mentre le femmine ricevono maggiormente immagini a contenuto sessuale (54% vs 46%).
Quanto emerso non può essere definito un dato rilevante statisticamente, ma è opportuno sottolineare che ogni numero cela un minore: quindi 314 su 1.543 hanno ricevuto immagini non adeguate alla loro età, senza il loro consenso, nel proprio dispositivo elettronico.
Inoltre 4 minori di 10 anni, la fascia d’età più bassa del nostro campione, dichiarano di aver ricevuto messaggi e foto finalizzati all’adescamento; esiste un rapporto 3:1 tra i soggetti di sesso femminile e i soggetti di sesso maschile (75% vs 25%). Il dato rilevato consente di mettere in luce i potenziali rischi a cui sono esposti nell’utilizzo dei social network, delle chat apparentemente private e attraverso il loro smartphone che dà la possibilità di entrare in contatto con il mondo.
Non tutti i genitori sono a conoscenza della ricezione di questa tipologia di immagini, in quanto il 36,6% dei minori “qualche volta” naviga in rete con i genitori, il 24,2% “raramente”, il 20,2% “mai”, il 14,7% “spesso”, il 4,2% “sempre”. Quanto emerso consente di fornire informazioni ai genitori sui rischi cui potrebbero incorrere i loro figli attraverso l’utilizzo della tecnologia e di Internet e richiedere loro una maggiore attenzione e una aumentata consapevolezza del loro ruolo genitoriale anche nella realtà virtuale. Il 25,3 % sostiene di provare “sempre” fastidio quando qualcuno vuole curiosare mentre è online, il 23,5% “qualche volta”, il 19,7% “mai”, il 17,6% “spesso”, il 13,9% “raramente”.
Il 55,3% afferma di non essere “mai” giù di tono o irritabile quando non è connesso, il 21,8% “raramente”, il 13,4% “qualche volta”, il 6% “spesso”, il 3,5% “sempre” (item 18). I dati acquisiti ci consentono di confermare la nostra ipotesi, ovvero che la rete può a volte influenzare le emozioni dei minori anche quando non si è connessi.
Il coinvolgimento delle emozioni avviene anche quando si è derisi su Internet: a tal proposito il 73,5% dichiara di non essere “mai” stato deriso, il 14,5% “raramente”, l’8,9% “qualche volta”, il 2,4% “spesso”, lo 0,8% “sempre” (item 23). In caso di derisione subita su Internet, il 52% (vs 48%) sostiene di parlarne con qualcuno (item 24). Inoltre, la derisione avviene prevalentemente in gruppo (54,6% vs 45,4%), item 22. Infine il 56,3% dei minori sa che cosa sia il cyberbullismo e il 21,5% di essi conosce il sexting (invio di messaggi e foto a scopo di ricatto sessuale).
L’obiettivo della nostra indagine conoscitiva è stato quello di comprendere l’uso della Rete e come questa possa influenzare emozioni e comportamenti dei minori. L’indagine è stata condotta su un campione costituito da 1.601 partecipanti bilanciati per genere (763 maschi, 838 femmine) di età compresa tra i 10 e i 13 anni frequentanti le classi prime, seconde e terze della scuola secondaria di primo grado degli Istituti Comprensivi ubicati sul territorio nazionale. La rilevazione di campo ha coinvolto 14 Istituti Comprensivi delle città di Avola (SR), Floridia (SR), Priolo Gargallo (SR), Modica (RG), Gela (CL), Piazza Armerina (EN), Lamezia Terme (CZ), Portici (NA), Trenzano e Cossirano (BS). Sono stati compilati ed analizzati 1.601 questionari. Nonostante fosse stato garantito l’anonimato, i soggetti del campione non hanno risposto ad alcuni item, pertanto quest’ultimi sono stati analizzati in funzione del numero di risposte date. La notevole estensione del nostro campione e le numerose scuole coinvolte consentono di valutare un campione rappresentativo della popolazione indagata. La procedura ha previsto la somministrazione di un questionario strutturato ad alternative fisse predeterminate, composto da domande a risposta chiusa. Inoltre prevede domande a risposta aperta per esplorare accuratamente alcuni aspetti delle domande chiuse. Il questionario è costituito da 27 item, costruito ad hoc per le finalità della ricerca. I ragazzi hanno risposto in pieno anonimato.
L’analisi di questi dati dovrebbe farci riflettere: i nostri ragazzi vanno online senza allacciare le cinture, e il rischio di andare a sbattere contro qualcosa di virtuale che diventa drammaticamente reale è comunque alto”, dice don Fortunato Di Noto, fondatore e presidente Meter. Per il sacerdote siciliano, inoltre: “Appare chiaro come i nostri adulti si disinteressino spesso di quello che i figli fanno con gli apparati elettronici che peraltro siamo proprio noi ‘grandi’ a mettere loro in mano. Questo – aggiunge – finisce in fondo per renderci colpevoli due volte: una per aver dato loro uno strumento senza spiegargli come si usa; ed una per aver permesso loro di usarlo senza criterio”. Per don Fortunato: “Insomma, diciamocelo chiaro: le nuove tecnologie sono un’opportunità, ma non possiamo lanciare i nostri figli allo sbaraglio: i genitori assenti generano figli orfani”, conclude.
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