Nei campi di fortuna al confine con la Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia (FYROM), i migranti, uomini, donne e bambini, vivono in condizioni disastrose: i neonati esposti alle intemperie e costretti a vivere in mezzo al fango, le tende e i bagni allagati e il rapido diffondersi delle malattie sono l’emblema di un’Europa che sta voltando le spalle ai bambini rifugiati.
Secondo Save the Children, i leader riuniti oggi e domani a Bruxelles per trovare un accordo volto a risolvere la crisi migratoria stanno dando la priorità alla sicurezza dei loro confini, anziché a quella dei bambini.
Circa il 40% dei migranti arrivati in Grecia nel mese di febbraio sono minori e, dall’inizio dell’anno, quasi due bambini al giorno hanno perso la vita in mare.
“Sono proprio i bambini a pagare il prezzo più alto a fronte dell’immobilismo e della miopia dell’Europa: l’attuale mancanza di risposte dei leader europei li ha lasciati bloccati alle frontiere, pressoché privi di accesso ai servizi di base, a rischio di venire separati dai genitori e di cadere in mano ai trafficanti”, ha dichiarato Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children Italia.
I minori non accompagnati sono particolarmente a rischio a causa dell’assenza di rifugi adeguati a ospitarli sul lungo periodo. Le violazioni dei diritti basilari avvengono di frequente lungo tutto il tragitto: dall’obbligare le persone a rimanere in campi in condizioni inaccettabili, a negare loro l’accesso sulla base della nazionalità, fino ai respingimenti forzati oltre frontiera.
“L’Europa, che ha sempre fatto dei diritti civili il suo baluardo, dovrebbe smettere di giocare al gatto e al topo con la vita delle persone e di applicare politiche restrittive sulle rotte intraprese dai migranti. L’esperienza ha dimostrato più e più volte che le politiche di contenimento non funzionano: non sono i confini, ma le persone, soprattutto quelle più vulnerabili come i bambini, a dover essere protette. Chiudendo le frontiere, stiamo semplicemente costringendo le persone a trovare rotte alternative ancora più pericolose per raggiungere l’Europa occidentale” conclude Valerio Neri.
Save the Children chiede ai leader europei di:
– Ritirare la politica del ‘respingere un siriano per reinsediarne un altro’ proposta al Consiglio della scorsa settimana. Attualmente al 98% dei siriani e all’80% degli iracheni viene riconosciuta protezione alla presentazione della prima domanda d’asilo e ogni divisione che implichi rimandarne una parte in Turchia e permettere ad altri di entrare nell’UE è completamente arbitraria e illegale.
– Aumentare e implementare rapidamente la politica dei ricollocamenti e offrire rotte più sicure e legali di accesso all’UE. Solo offrendo canali legali, tra cui un maggior numero di reinsediamenti e ricongiungimenti famigliari, si può evitare la morte di tanti bambini che cercano di raggiungere l’Europa.
– Far sì che la protezione dei minori sia al centro di ogni risposta europea alla crisi dei rifugiati. Le domande d’asilo vanno valutate in base agli standard internazionali, le persone vanno accolte in modo dignitoso in centri di ricezione adeguati e le operazioni di ricerca e salvataggio in mare devono concentrarsi sul salvare vite umane, non respingere le persone.
– Assicurare una risposta appropriata nelle regioni d’origine, tra cui il Medioriente e l’Africa subsahariana, che metta al centro la protezione dei diritti delle persone e la garanzia di condizioni di vita dignitose ai bambini rifugiati e sfollati.
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