E’ il 18 aprile 1994. Il corpo di Kurt Cobain viene trovato nella piccola serra della sua casa nei pressi del lago di Washington, vicino Seattle. Ventidue anni dopo sul sito del locale dipartimento di polizia viene pubblicata una serie di nuove foto del fucile a pompa con cui il leader dei Nirvana si sparò un colpo in pieno volto. A impugnare di fronte alla macchina fotografica l’arma, un Remington calibro 20, è il detective della sezione Cold Case (Casi irrisolti) Mike Ciesynski. Le foto risalgono al giugno 2015, ma solo una decina di giorni fa sono state archiviate nel registro delle indagini e messe on line. La polizia di Seattle peraltro non dà informazioni sul perché proprio adesso gli scatti siano stati resi pubblici, né perché siano stati fatti.
La pubblicazione delle foto indebolisce le teorie di coloro che non hanno mai creduto alla versione ufficiale del suicidio e hanno sempre teorizzato che il cantante sia stato vittima di una cospirazione, e quindi sia stato assassinato. Alcuni sostenitori di questa tesi erano infatti convinti che l’arma fosse stata distrutta dopo le indagini con la complicita’ della stessa polizia per eliminare eventuali prove dell’omicidio. Sul sito del dipartimento della polizia di Seattle si trova il ‘Case investigation report’ che in dettaglio spiega perché si è giunti alla conclusione che “il caso è chiuso” e si tratta di “suicidio”. Nel dettaglio dei risultati dell’autopsia risulta che Cobain si era iniettato una forte dose di eroina per poi togliersi la vita sparandosi. Pubblicate da tempo anche le foto della ‘scena del crimine’, compresa la scatoletta in cui teneva droga e siringhe e la lettera scritta con l’inchiostro rosso (con una penna conficcata nel centro)ritenuta dai più il suo biglietto d’addio. “Non provo più emozioni nell’ascoltare musica e nemmeno nel crearla e nel leggere e nello scrivere da troppi anni ormai”, scriveva nella missiva indirizzata a Boddah, l’amico immaginario della sua infanzia.
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