Un’altra storia di lupi nel Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, storia a lieto fine che testimonia ancora una volta della buona relazione che intercorre, nell’area protetta, tra la specie e l’uomo. Si tratta di “Claudio”, un maschio di circa venti mesi che alcuni residenti hanno trovato ferito in una localita’ del Comune di Rocca Santa Maria (Teramo). Gli stessi hanno allertato i forestali del locale comando stazione, mettendo cosi’ in moto la macchina dei soccorsi. L’esemplare – come riferisce l’ufficio stampa del Parco – appariva in evidente stato di shock, forse a causa di un trauma cranico, dovuto con molta probabilita’ all’urto con un’automobile.
Prontamente ed amorevolmente preso in carico dal personale scientifico e veterinario dell’Ente, dopo essere stato sottoposto alle cure del caso, e’ stato tenuto in osservazione per ventiquattr’ore, quindi radiocollarato e rimesso in liberta’ nel medesimo luogo del ritrovamento. In tal modo, alla stregua di altri esemplari precedentemente muniti di radiocollare, anche lupo ‘Claudio’ si fara’ sentinella sul territorio per il Parco, al fine di acquisire informazioni importanti sull’utilizzo dello spazio e il comportamento della sua specie in natura. Il direttore dell’Ente, Domenico Nicoletti, si e’ complimentato per l’operazione, ringraziando i cittadini di Rocca Santa Maria per la loro sensibilita’ e il personale tecnico del Parco che, pur in una giornata festiva, si e’ reso prontamente disponibile a fare il possibile per salvare il giovane esemplare.
“Il lupo – ha detto Nicoletti – occupa un posto speciale nell’impegno di conservazione del Parco, che ad esso ha dedicato in passato importanti progetti scientifici e di tutela e che oggi e’ impegnato in prima linea, con personale appositamente formato e strumentazione adeguata, all’attuazione del progetto Life “MIRCOLupo”, volto a creare le migliori condizioni per la conservazione del lupo appenninico”. Numerose sono state anche le attivita’ mirate alla prevenzione del danno da lupo al patrimonio zootecnico e i progetti di intervento socio – culturale, come l’esperienza del processo partecipativo, che ha permesso di individuare soluzioni condivise con agricoltori ed allevatori e facilitare cosi’ la convivenza con questi grandi carnivori.
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