Bruxelles – Tra gli obiettivi dei fratelli Bakraoui, due dei tre kamikaze in azione a Bruxelles, c’era la centrale nucleare di Liegi. Lo sostiene il sito belga Le Derniere Heure, secondo cui i due kamikaze (Ibrahim si è fatto esplodere a Zaventem; Khalid nella metro di Maelbeek) sono gli stessi che recuperarono la telecamera piazzata di fronte la casa del direttore del programma di ricerca e sviluppo nucleare belga. Il dispositivo era stato piazzato dai jihadsti proprio davanti l’abitazione del tecnico, evidentemente per studiarne i movimenti.
Spunta secondo uomo nell’attacco alla metropolitana
Il video fu recuperato poco dopo gli attacchi di Parigi e questo confermerebbe il collegamento tra gli attentati in Francia, Belgio e Siria. Il filmato, che dura una decina di ore, fu poi trovato a dicembre a casa di uno dei sospetti degli attentati, Mohamed Bakkali. E il 17 febbraio, per garantire la sicurezza della centrale nucleare le autorità belghe decisero di schierare 140 militari attorno alla centrale. Secondo il sito belga, di solito molto informato, i terroristi – sentendosi evidentemente braccati –cambiarono obiettivo.
Da Parigi a Boston, i fratelli kamikaze della Jihad
Intanto continuano le ricerche dell’uomo con il cappellino e la giacca bianca che si vede insieme ai due terroristi nel video registrato dalle telecamere dell’aeroporto. Fino a questo momento sono tre i kamikaze identificati: Najim Laachraoui, sospettato di essere l’artificiere degli attentati di Parigi del 13 novembre, e i due fratelli El Bakraoui. Ibrahim El Bakraoui, che insieme a Laachraoui si è fatto saltare in aria all’aeroporto, è l’uomo che si vede al centro del gruppo di tre persone nelle immagini dell’aeroporto. Mentre Khalid El Bakraoui è il kamikaze della metropolitana.
Secondo i media belgi gli attacchi erano previsti per il giorno di Pasquetta, ma sono stati anticipati a causa della cattura di Salah Abdeslam e il timore che il super ricercato per gli attentati di Parigi svelasse i piani.
Una sorta di ‘testamento’ audio trovato nel computer di uno dei kamikaze, abbandonato in un cestino dell’immondizia, conferma che gli attentatori avevano fretta. All’aeroporto non sono mai arrivati altri 15 chilogrammi di esplosivo, trovati nell’appartamento di Schaerbeek, il covo dei terroristi, dove la polizia era arrivata ieri grazie al tassista che ha accompagnato i kamikaze all’aeroporto. In un cestino nei pressi dell’abitazione e’ stato trovato il computer con il ‘testamento’. Ibrahim aveva lasciato un ultimo messaggio ritrovato nel computer recuperato poi dalla polizia nella spazzatura a Schaerbeek. Il 30enne esprimeva il suo smarrimento dicendo di essere “agitato, di non sapere cosa fare, di essere ricercato ovunque e di non volersi ritrovare in cella vicino a Salah Abdeslam“.
Chi sono i kamikaze
– Najim Laachraoui, 24 anni, è nato a Anderlecht ed era ricercato dal 4 dicembre. Fermato ai primi di settembre sotto la falsa identità di Soufiane Kayal in compagnia di Salah. E’ stato identificato tramite il suo dna, che era sulle cinture esplosive usate al Bataclan e allo Stade de France a Parigi.
– Khalid El Bakraoui, il kamikaze della metropolitana, era nella lista dei più ricercati dell’Interpol. Lo rivela il New York Times, spiegando che la polizia internazionale aveva diffuso un “red alert”, il più alto di una scala di 8 livelli di segnalazioni usati da Interpol, in pratica un mandato d’arresto internazionale, nei confronti dell’uomo, nato il 12 gennaio 1989. Khalid, oltre alla nazionalità belga, aveva un passaporto delle Bahamas.
– Khalid e Ibrahim El Bakraoui avevano 27 e 30 anni. Erano ricercati dalla polizia. Nell’ottobre 2010 Ibrahim fu condannato a 9 anni per avere sparato a dei poliziotti in Belgio con un kalashnikov. Nel febbraio 2011 Khalid fu condannato a 5 anni per furto d’auto e possesso di kalashnikov. Vivevano a Bruxelles e Khalid aveva affittato sotto falso nome un appartamento a Forest in rue du Dries 60. Ibrahim era stato arrestato in Turchia ed espulso il 14 luglio 2015: la questione rientra nelle querelle sulla falla nelle misure di sicurezza belghe, sottolineata da un intervento al veleno del presidente turco Recep Tayyip Erdogan poi smentito dalle stesse autorità di Bruxelles. Erdogan aveva sotenutoche la Turchia aveva “avvertito le autorità belghe che però lo liberarono perché sostennero che non avevano prove contro di lui”, mentre il ministro della Giustizia belga Koen Geens ha chiarito che Ibrahim El Bakaraoui fu portato dalla Turchia in Olanda, e non in Belgio.
Dall’uomo col cappellino al messaggio-testamento, i misteri di Bruxelles
Le stragi di Bruxelles sono state pianificate direttamente a Raqqa, capitale del sedicente Stato Islamico. E’ quanto rivela in esclusiva il quotidiano israeliano Haaretz, secondo cui i servizi segreti belgi, così come altre intelligence occidentali, avevano indicazioni precise in merito al rischio di attentati all’aeroporto della capitale belga e altre informazioni su probabili attacchi alla metropolitana. Intanto il bilancio delle vittime continua a crescere: sono ora 32, fra cui una funzionaria italiana dell’Unione europea.
Il commando progettava qualcosa di ancora più devastante, ma un fraintendimento del call center dei taxi ha inviato all’indirizzo fornito dai terroristi una semplice berlina e non un veicolo più capiente. La ridotta capacita’ del bagagliaio non ha permesso di caricare a bordo altre cariche esplosive. La procura ha confermato il ritrovamento nell’appartamento di 15 chili di esplosivo perossido di acetone (Tatp) con 150 litri di acetone, 30 litri di acqua ossigenata e una valigia piena di chiodi, viti e altro materiale per confezionare ordigni.
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