Centinaia di persone si sono riunite nel piccolo villaggio francese di Le Vernet dove un anno fa il pilota Andreas Lubitz, affetto da una grave depressione, fece deliberatamente schiantare contro le montagne il volo della Germanwings con 150 persone a bordo. La cerimonia privata è stata preceduta da un pellegrinaggio ristretto al sito dell’incidente a 1.500 metri di altitudine, tra le montagne innevate delle Alpi francesi. Tra i presenti, anche i dirigenti della Lufthansa, proprietaria della compagnia low-cost tedesca. Intanto, ad Haltern am See, nell’ovest della Germania, la cittadinanza si è fermata per un minuto di silenzio in memoria dei 16 studenti e due insegnanti morti nello schianto. Commemorazioni anche in Spagna, da dove provenivano molti dei passeggeri.
Partito da Barcellona e diretto a Dusseldorf, il volo della Germanwings, spari’ dai radar alle 9:41 di mattina di un anno fa. Ai comandi c’era il giovane Lubitz, 27 anni, affetto da una profonda depressione e tendenze suicide. Circostanza che era riuscito a tenere segreta alla compagnia grazie al segreto professionale. Era stato visitato decine di volte dai medici negli anni precedenti al disastro ma gli era stato permesso di continuare a volare. Approfittando dell’uscita del primo pilota dalla cabina per andare in bagno, aveva dirottato l’aereo verso le montagne e lo aveva fatto schiantare.
Ancora oggi, sottolinea Le Figaro, i medici francesi resistono alle richieste degli investigatori della Bea di superare il segreto professionale nel caso di piloti affetti da patologie che rappresentano un pericolo. Si tratta di un principio “generale e assoluto”, ha ribadito Jean-Marie Faroudja, presidente della sezione di etica e deontologia dell’Ordine dei medici di Parigi, sottolineando che questa “è anche la posizione dei colleghi tedeschi”. Alla luce della tragedia, l’Agenzia europea per la sicurezza dell’aviazione (Easa) aveva esortato le compagnie aeree ad assicurare che in cabina ci siano sempre almeno due membri dell’equipaggio, tra cui un pilota qualificato. La Lufthansa ha sempre negato ogni addebito, ma è sotto inchiesta negli Stati Uniti, dove è stata denunciata dai parenti delle vittime, convinti che Lubitz andava fermato prima. “Siamo qui per mostrare rispetto alle vittime e per far vedere che li sosteniamo”, ha sostenuto il presidente Carsten Spohr, sottolineando che “non è il giorno per parlare di questioni legali”.
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