“Il welfare e’ qualcosa di essenziale in un Paese in cui gli anziani e gli ultra-sessantacinquenni sono un quinto della popolazione e diventeranno un terzo. Il bisogno non e’ piu’ ospedaliero ma extra ospedaliero, c’e’ bisogno di assistenza domiciliare, residenziale”. Ecco perché Confcooperative vuole costruire un sistema di assistenza extra ospedaliera. Una rete di assistenza, dice il presidente di FederazioneSanita’ di Confcooperative Giuseppe Milanese, che parta “dal basso” e “insieme a farmacisti, alla medicina generale e alle cooperative sociosanitarie” possa creare “un sistema in grado di dare risposte ai bisogni dei cittadini”. L’idea, presentata alla Camera durante la conferenza ‘Cooperazione: welfare in progress’, è subito accolta con favore dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin.
Confcooperative vuole costruire un sistema di assistenza extra ospedaliera che parta “dal basso”. Così Giuseppe Milanese, presidente di FederazioneSanità di Confcooperative, intervistato dalla Dire, presenta il convegno organizzato alla Camera dalla confederazione al quale interverranno i ministri Giuliano Poletti e Beatrice Lorenzin. “Oggi portiamo la proposta di Confcooperative- spiega- il welfare è qualcosa di essenziale in un paese in cui gli anziani e gli ultrasessantacinquenni sono un quinto della popolazione e diventeranno un terzo. Il bisogno non è più ospedaliero ma extra ospedaliero, c’è bisogno di assistenza domiciliare, residenziale”. “La nostra proposta- sottolinea- vuole costruire dal basso insieme a farmacisti, alla medicina generale e alle cooperative sociosanitarie un sistema di assistenza che possa portare risposte ai bisogni dei cittadini”.
“Per noi il sistema sanitario non ha un problema di risorse, ma di frammentazione del sistema”, spiega Milanese. “Il livello della domanda è cresciuto, il 38% dei pazienti ha una patologia cronica, il nostro sistema spende meno degli altri paese e ormai abbiamo 3 posti letto ogni mille abitanti”. Insomma, “occorre una fase nuova perché ormai i cittadini stanno rinunciando alle cure”. In Italia “abbiamo creato una legione di badanti e non è stata costruita l’assistenza domiciliare fuori dagli ospedali.Qui c’è un deserto dove investono le multinazionali ma così c’è il rischio che ai propri bisogni i cittadini possano rispondere solo a seconda del loro portafogli“. Milanese ribadisce la sua proposta: “Mettiamoci insieme e cominciamo a ragionare su un sistema dove soggetti terzi, con una sussidiarietà non drogata, abbiano il compito di offrire servizi a chi ne ha bisogno”.
Costruire un sistema di assistenza extra ospedaliera ‘dal basso’, che fornisca aiuto domiciliare e residenziale “è una proposta intelligente”. Raffaello Vignali (Ncd), segretario dell’ufficio di presidenza della Camera, plaude alla proposta di Confcooperative. “Faccio un esempio- dice intervistato dalla Dire- una famiglia che ha un malato di Alzheimer in casa almeno un mese all’anno lo deve ospedalizzare: quel mese lì costa allo stato più che se fosse dentro un sistema cooperativo che lo accoglie e lo aiuta”. Vignali cita alcuni casi americani, dove già esistono “strutture simil-alberghiere, residenziali, gestite anche da realtà non profit dove ogni tanto va il medico”: è un sistema, osserva, che “alla fine offre un servizio migliore spendendo meno”. E’ replicabile in Italia? “Si può fare, basta volerlo, su queste proposte varrebbe la pena fare una sperimentazione. Prendiamo alcune di queste proposte, prendiamo alcune aree, facciamo la sperimentazione, monitoriamo e vediamo come va. Anche perché l’unico modo per fare in fretta, come dice il ministro Lorenzin, è coinvolgere i corpi intermedi, a cominciare dal sistema cooperativo”.
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