Un piano strategico e sinergico per lo stanziamento delle risorse che presti attenzione alle realtà territoriali dove il fenomeno ha una maggiore concentrazione, per dare vita a vere e proprie “comunità educanti”. Interventi su base comunitaria ma anche individuale, come sostegni educativi personalizzati per i bambini e gli adolescenti che sono in povertà assoluta. L’impostazione di un sistema di monitoraggio e valutazione, attraverso soggetti indipendenti, che misuri l’impatto degli interventi sui beneficiari diretti e sulla comunità.
Queste alcune delle raccomandazioni di Save the Children in relazione all’applicazione del nuovo Fondo sulla Povertà educativa minorile – costituito per la prima volta con l’ultima Legge di Stabilità, alimentato dalle fondazioni di origine bancaria con un budget annuale di 100 milioni di euro per tre anni – che sono emerse oggi nel corso dell’evento “Fondo povertà educativa, un’occasione da non perdere” organizzato a Roma, presso la Sala Biblioteca degli Atti Parlamentari del Senato. L’incontro, cui hanno preso parte, tra gli altri, il Presidente del Senato Pietro Grasso, il Sottosegretario della Presidenza del Consiglio Tommaso Nannicini, il Vicepresidente della Commissione Parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza Sandra Zampa ed Enrico Giovannini, Professore ordinario di statistica economica all’Università di Roma “Tor Vergata”, è stato l’occasione per aprire un confronto sulle strategie e le proposte affinché questo intervento segni l’avvio di una nuova stagione di impegno per il futuro dei bambini.
“Il problema della povertà minorile in Italia e della povertà educativa ad essa strettamente correlata è un fenomeno gravissimo. Abbiamo fortemente voluto questo appuntamento per aprire un confronto pubblico sulla strategia e sugli obiettivi di questo importante Fondo, previsto dalla Legge di Stabilità, che può essere uno strumento fondamentale per il contrasto alla povertà educativa. Affinchè questo avvenga però occorre definire e implementare criteri chiari di attuazione e monitoraggio, affinché non si trasformi in un’occasione persa.” ha dichiarato Claudio Tesauro, Presidente di Save the Children. “È fondamentale che le risorse stanziate vengano utilizzate all’interno di un piano organico, evitando una dispersione di risorse che il nostro Paese non può assolutamente permettersi”.
“Il Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile è una opportunità che non va sprecata: occorre un piano coerente, che metta a frutto il meglio delle esperienze accumulate e che sappia intervenire sul territorio e sulle comunità, perché per educare un bambino ci vuole un villaggio intero. Il fatto che la “povertà educativa” sia entrata nell’agenda del Governo è sicuramente un passo importante: è una grande sfida, fondamentale per il futuro del nostro Paese”, ha dichiarato il Presidente del Senato, Pietro Grasso durante l’incontro.
La povertà educativa
La povertà educativa, intesa come la mancanza da parte dei bambini e degli adolescenti della possibilità di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni, è una condizione nella quale i più piccoli non solo sono deprivati delle stesse opportunità dei loro coetanei, ma vivono anche maggiori limitazioni dal punto di vista emotivo, nelle relazioni con gli altri e nella scoperta di se stessi e del mondo.
“Più di un milione di bambine, bambini e adolescenti vive in povertà assoluta nel nostro Paese, in condizioni di grave deprivazione. Sono sprovvisti di qualsiasi possibilità o stimolo per la crescita, e affrontano il futuro con grande incertezza” spiega Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children. “La nostra Organizzazione opera concretamente nei contesti più svantaggiati, attraverso il supporto di realtà locali e da anni denuncia il fenomeno della povertà educativa, fortemente legata a quello della povertà economica, che rischia di impedire lo sviluppo delle potenzialità e dei talenti di ogni bambino”.
Un quindicenne su quattro – secondo le ultime ricerche di Save the Children – non supera il livello minimo di competenze in matematica e uno su cinque in lettura. Quasi la metà dei minori tra i 6 e i 17 anni (48,6%) non ha letto neanche un libro oltre a quelli scolastici nel corso di un anno, il 55,2% non ha visitato un museo, il 45,5% non ha svolto alcuna attività sportiva e sono circa 425 mila i “disconnessi” da Internet, ovvero quelli che non hanno mai avuto accesso alla Rete. Il 15% degli adolescenti non prosegue gli studi dopo il diploma delle medie[1].
Per questo motivo, l’Organizzazione ha lanciato in Italia la campagna “Illuminiamo il Futuro”, finalizzata a sconfiggere la povertà educativa attraverso obiettivi nazionali da raggiungere entro il 2030, parallelamente ad un intervento programmatico sul territorio, con l’apertura in 8 regioni italiane di 16 punti luce, centri ad alta densità educativa nei quartieri più svantaggiati di alcune città italiane.
Raccomandazioni di Save the Children sull’utilizzo del Fondo
“Save the Children ha creato degli indicatori per misurare il fenomeno della povertà educativa, in cui si evidenziano le aree del paese più a rischio. Questa mappa deve essere una cartina tornasole per mettere in atto interventi mirati al contrasto della povertà educativa, dando quindi a tutti i bambini e adolescenti le stesse opportunità di crescita e rafforzando la resilienza di coloro che vivono nei contesti di maggiore deprivazione attraverso il pieno sviluppo di opportunità educative”, sottolinea Raffaela Milano, Direttore Programmi Italia- Europa di Save the Children.
Come criterio per l’individuazione di queste aree potrebbero essere usati gli indicatori di povertà proposti da Save the Children su scala regionale, che includono dai risultati educativi alle condizioni di svantaggio familiare, dall’offerta educativa di qualità[2] alla percentuale di famiglie con figli minori che vivono al di sotto della soglia di povertà. E ancora l’indice di dispersione scolastica, la percentuale di minori che frequentano attività sportive e culturali e le carenze nei servizi educativi a scuola, in particolare la mancanza di tempo pieno.
A esempio, sottolinea l’organizzazione, non solo al sud, ma anche nelle regioni del centro e del nord vi sono aree ad alto tasso di povertà educativa, nelle periferie dei grandi centri urbani, nelle cosiddette “aree interne” in via di spopolamento. È inoltre da considerarsi la necessità di potenziare l’offerta educativa nei comuni dove più forte è la presenza di minori stranieri di recente immigrazione. In questo caso il fondo può essere una importante opportunità anche per la promozione della coesione e della inclusione sociale tra le generazioni più giovani.
“Le azioni finanziate dal Fondo dovrebbero intervenire sia al livello comunitario che al livello individuale, per i bambini e gli adolescenti più a rischio. Nel primo caso, l’attivazione di reti locali formate da associazioni e organizzazioni già attive sul territorio permetterebbe di rafforzare le opportunità dei territori più deprivati e di promuovere la messa in rete delle risorse già disponibili, in un quadro di ottimizzazione. Gli interventi di tipo individuale-personalizzato dovrebbero essere volti a sostenere i bambini e gli adolescenti in situazione di profonda povertà educativa attraverso una “dote educativa”, ovvero un piano personalizzato che li sostenga nel percorso scolastico, alimenti i loro talenti e aspirazioni e permetta loro di avere fiducia nel futuro”, conclude Raffaela Milano.
Save the Children chiede inoltre che, per l’attivazione e l’implementazione del Fondo, venga costituito un comitato composto da rappresentanti dei diversi attori coinvolti, per la definizione del programma complessivo, il suo monitoraggio e la traduzione dei risultati del programma triennale. Cruciale infine risulterà essere il sistema di monitoraggio e di valutazione, con il coinvolgimento di soggetti indipendenti, come previsto dalla Legge di Stabilità, che misuri gli effetti sui beneficiari e sulla loro comunità sulla base, attraverso un sistema comune di indicatori volti a misurare le opportunità educative.
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