Sono trascorsi 25 anni da quella tragica notte del 10 aprile 1991, quando il traghetto Moby Prince e la petroliera Agip Abruzzo entrarono in collisione al largo del porto di Livorno.In seguito allo scontro, si sviluppò un incendio che causò la morte delle 140 persone a bordo del Moby Prince, equipaggio e passeggeri, tranne il giovane mozzo napoletano Alessio Bertrand. La tragedia del Moby Prince è un altro dei tanti “misteri d’Italia” visto che i processi si sono conclusi senza condanne: tutti assolti, nessun colpevole.
Loris Rispoli, presidente dell’Associazione “140”, una delle 2 associazioni familiari delle vittime, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “La storia oscura”, condotta da Fabio Camillacci su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano (www.unicusano.it) . Rispoli ha perso sua sorella nel disastro del Moby Prince. “Qualsiasi idea uno si può fare dell’incidente –ha affermato Rispoli- c’è da tener conto che nessuno è morto a causa di questo. La cosa fondamentale è sapere perché 140 persone sono state lasciate lentamente a bruciare senza che nessuno intervenisse. La realtà è che quel traghetto è stato infilato per 10 minuti nella petroliera, si è disincagliato perché la petroliera ha messo in moto e nessuno ha fatto niente nei confronti di quelle 140 persone che stavano morendo bruciate. Noi sappiamo che la risposta data dalla magistratura è insoddisfacente, perché un pm non può finire un processo chiedendo l’assoluzione di tutti gli indagati perché il destino è cinico e baro. Non è una sentenza accettabile”.
“Credo che dietro questa vicenda –ha aggiunto Rispoli- ci sia un’altra negligenza da parte di chi per ruolo e per divisa doveva gestire e coordinare i soccorsi. Mi riferisco al ruolo che doveva svolgere il comandante della capitaneria e non ha mai svolto quella notte, perché dal canale 16 e dalle testimonianze, ci è stato sempre detto che dal comandante non è mai venuto nessun ordine. Se il comandante della capitaneria, nei mesi antecedenti alla collisione, avesse emesso un’ordinanza che diversificava le rotte di stazionamento da quelle di entrata e uscita in porto non ci sarebbe stata la collisione. Questa ordinanza non c’era nel porto di Livorno, che è uno dei più pericolosi in Italia”.
“Una cosa è certa –ha spiegato Rispoli-, gli Stati Uniti hanno visto qualcosa. Non dimentichiamoci che quella notte eravamo in presenza di ferree norme antiterrorismo, in quanto nel porto di Livorno c’erano le navi americane che riportavano le arme dalla guerra del Golfo, quindi sicuramente i satelliti Usa hanno visto qualcosa. Il governo italiano ha chiesto per anni di venire in possesso di questo materiale, è stato negato che ci fosse. La Commissione d’inchiesta farà ulteriori passi per richiedere questo materiale”.
“Sono fiducioso sul fatto che la Commissione d’inchiesta sul disastro della Moby Prince riuscirà a fornire risposte –ha concluso Rispoli-.Mi preme sottolineare che per la prima volta nella storia del nostro Paese i giudici si avvalgono della facoltà di non rispondere. I giudici che sono stati chiamati dalla Commissione d’inchiesta si sono rifiutati di rispondere”.
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