L’Inquinamento attenta sempre più gravemente alla nostra salute condizionando altresì lo stile di vita, e le malattie da esso provocate sono in continuo aumento
Tutti coloro che pensano che l’inquinamento rappresenti un problema tutto sommato trascurabile sono pregati di fare finta di niente e dedicarsi ad altro, chi invece ritiene che vivere in un ambiente sano rappresenti una questione di principio, anzi di civiltà, potrà dare una occhiata all’articolo in questione facendo ben attenzione alla seguente premessa. Secondo infatti una recente relazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità “ circa sette milioni di persone sono decedute prematuramente nel 2012- una su otto a livello mondiale- a causa dell’esposizione all’inquinamento dell’aria. Queste cifre rappresentano più del doppio delle stime precedenti e confermano che l’inquinamento dell’aria è ormai il principale il rischio ambientale per la salute nel mondo. Si potrebbero salvare milioni di vite lottando contro l’inquinamento atmosferico”. A supporto di ciò, un interessante studio condotto dal gruppo di ricerca Cafe (Clear Air For Europe), operante presso la Commissione Europea, ha stabilito che ogni anno in Europa sono circa 300.000 le persone che muoiono per patologie riconducibili all’inquinamento da particolato o polveri sottili che dir si voglia, mentre in Italia i decessi di questo tipo si attesterebbero intorno alle 55.000 unità, di cui 50.000 legate a fenomeni cronici; a queste cifre, degne di un bollettino di guerra, vanno aggiunte le decine di migliaia di pazienti costretti a fare ricorso a cure mediche, spesso particolarmente costose, per disturbi di svariata gravità e consequenziali al fatto di vivere in un ambiente insalubre.
In termini rigorosamente scientifici per particolato si intende il complesso di particelle, solide o liquide, disperse nell’atmosfera e che possono arrivare fino ad un diametro di 500 micron, distinguibili a loro volta nelle categorie del particolato, particolato sospeso, polveri sottili, polveri totali sospese e pulviscolo atmosferico, un variegato complesso di agenti inquinanti e come tali in grado di minacciare la nostra salute sotto molteplici aspetti. Ed infatti secondo una ricerca dell’Oms datata 2012 le malattie riconducibili a questo tipo di inquinamento sono distinguibili in cardiopatie ischemiche, patologie vascolari cerebrali, neoplasie polmonari, infezioni acute delle vie respiratorie, broncopneumopatie croniche di tipo ostruttivo e dermatiti di tipo sempre più aggressivo, una elencazione tutto sommato non dissimile da un’altra che classifica tali patologie in allergie, asma, disturbi del sistema immunitario, lupus eritematoso e tumori a carico dell’apparanto digerente e respiratorio. Al di là di simili elencazioni, indubbiamente utili per la nostra esperienza quotidiana, ciò che conta rimarcare è il rapporto causa-effetto, oramai scientificamente accertato, tra le polveri sottili presenti nell’atmosfera ed il peggioramento delle condizioni di vita, traducibile a sua volta in un numero crescente di malattie ma anche in un abbassamento più che sensibile dei nostri standards esistenziali, posto che un ambiente altamente inquinato ci obbliga a vivere in termini decisamente scadenti, spesso ai limiti dell’abbrutimento e di sicuro non in linea con i parametri di una società civile.
D’altro canto, posto che la produzione di polveri sottili è fondamentalmente antropica ed attribuibile in netta maggioranza alla attività industriale ed ai gas di scarico dei veicoli a motore, tale forma di inquinamento ed i danni che ne derivano sono un becero esempio di autolesionismo allo stato puro e dimostrano una volta di troppo come l’essere umano, lungi dal valorizzare l’habitat di riferimento, si impegni piuttosto per devastarlo, in spregio alle più elementari regole del vivere civile ed incurante delle conseguenze che possono derivarne.
In ogni caso non vi è dubbio alcuno che l’inquinamento rappresenti una alterazione dell’ambiente e come tale esso produca disagi temporanei, patologie e danni permanenti per la vita in una determinata area, ponendo quest’ultima in una situazione di squilibrio più o meno accentuato con i cicli naturali preesistenti; al contempo, si può affermare con certezza che gli effetti che le polveri sottili producono sulle persone sono diversi a seconda che si tratti di esposizioni intense a contaminanti, da tradursi nell’inquinamento acuto, o di esposizioni a dosi più contenute di sostanze inquinanti e per lassi di tempo più brevi.
Nel primo caso, quello più preoccupante e che nei grandi agglomerati urbani costituisce la regola, i disturbi che ne derivano sono ovviamente più frequenti e con un maggiore grado di mortalità, ed infatti fu un’eccezionale concentrazione di smog a provocare a Londra, nel 1952, oltre quattromila morti, quasi tutti per malattie respiratorie, nell’arco di soli tre giorni.
La gravità della situazione è poi confermata dallo spettro sempre più ampio di patologie di fatto riconducibili all’inquinamento da particolato o polveri sottili che dir si voglia, segnando una linea di contagio in continua progressione; accade così che anche il diabete, malattia ad alta diffusione sociale, possa essere imputato allo smog che respiriamo quotidianamente.
Recenti studi epidemiologici condotti negli Stati Uniti hanno infatti dimostrato che l’emissione di anidride carbonica e l’alta concentrazione di poveri sottili, tipiche delle aree fortemente urbanizzate ed industrializzate, favorisce una crescita marcata del rischio di contrarre il diabete, tant’è che nei luoghi con più elevata concentrazione di polveri sottili fini, tra cui il PM2.5, il numero di persone affette da tale malattia è aumentato anche del 20%.
E per quanto possa apparire strano, anche l’appendicite è riconducibile all’aria inquinata che respiriamo a pieni polmoni, ed in particolare ai livelli oramai insopportabili di ozono e biossido di azoto che sembrano influenzare in modo decisivo l’insorgere di questo disturbo; non a caso, l’appendicite è largamente diffusa nei paesi industrializzati, ma sono state ricerche condotte soprattutto in Canada, nelle università di Calgary e di Toronto, a sottolineare il nesso eziologico che lega l’inquinamento atmosferico all’insorgere di tale malattia; in particolare, l’esame dei degenti presso l’ospedale di Calgary ha evidenziato come oltre la metà dei ricoveri avviene nei periodi più caldi, quando si vive maggiormente all’aria aperta e superiore è la concentrazione di particelle inquinanti nell’aria che respiriamo.
I problemi riconducibili all’inquinamento, precipuamente quelli respiratori, sono tanti e tali da condizionare perfino le prestazioni sportive all’aperto, come ad esempio le gare di atletica leggera e prove di resistenza quali le maratone che, se svolte in ambienti altamente contaminati, si traducono in performances decisamente inferiori a quelle abituali, come ben rilevato da una serie di studi condotti nel mondo anglosassone.
Il risultato che scaturisce da tali premesse è a dir poco sconfortante, e a maggior ragione per un paese come il nostro con tassi di inquinamento nettamente al di sopra della media ed istituzioni poco propense a riconoscere la gravità del problema e a comportarsi di conseguenza; qualche novità, a dire il vero, si intravede, quale l’attivazione del blocco del traffico in determinate giornate, le campagne di sensibilizzazione per un trasporto a zero emissioni ed il tentativo di molti comuni di rinnovare un parco-mezzi, spesso obsoleto, utilizzando modelli di trasporto a bassa capacità inquinante quali quelli elettrici, nondimeno la situazione resta preoccupante ed il prezzo da pagare molto alto.
Un cambiamento per alcuni versi radicale del proprio stile di vita si rende necessario ed indifferibile, ad iniziare da un utilizzo più contenuto delle automobili e dei mezzi di trasporto ad alta emissione di polveri sottili, sulla falsariga di quanto sta già avvenendo nei paesi del nord Europa, in Germania ed in Brasile, ma gli Italiani ne avranno la capacità e la voglia?
Giuseppe Di Braccio
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